TITOLO: Genere e Giappone, femminismi e queerness negli anime e nei manga
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Asterisco
PAGINE: 217
COSTO: 17 €
ANNO: 2023
FORMATO: 20 cm x 14 cm
REPERIBILITA’: Disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9791280227232
CASA EDITRICE: Asterisco
PAGINE: 217
COSTO: 17 €
ANNO: 2023
FORMATO: 20 cm x 14 cm
REPERIBILITA’: Disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9791280227232
Ammetto che sono dovuto andarmi a leggere cosa significassero vari termini, tra cui il “transfemminismo” trattato dalla curatrice Giorgia Sallusti nell’introduzione.
Questa mia confessione illustra bene il mio livello di conoscenza della materia trattata nel saggio, composto dai contributi di più autori ed autrici. Benché mi è capitato di leggere altre saggistica in tema, non sono ferratissimo e spesso mi accorgo che miei ragionamenti anche banali sarebbero mal visti dal punto di vista di coloro che hanno scritto i vari contributi del saggio.
Preciso e premetto che non ho nulla contro questi movimenti pro racy e contro la discriminazione di gender (spero di aver scritto bene), nati, purtroppo, in una fase storica di ritirata dei diritti e di allargamento dei partiti di destra, solo che mi pare che talvolta si voglia, anche inconsciamente, piegare al “transfemminismo” opere perform quando queste sensibilità non esistevano o erano agli esordi, mentre la mentalità (maschilista) generale generation stata forgiata decenni prima.
Forse queste analisi andrebbero incentrate più su prodotti moderni, o su quelli passati che si sono dimostrati avanti con i tempi, non su opere che erano in media (maschilista) dei tempi.
Un’altra situazione che mi capita di leggere in scritti simili, non per forza in questo, è quando un personaggio viene avocato method paladina/o dei diritti dei non eterosessuali, method capita con Girl Oscar, solo che Madamigella amava solo gli uomini.
Nell’introduzione Giorgia Sallusti racconta method si è appassionata agli anime, nata nel 1981 non fa parte di coloro che vissero il First Affect, infatti riporta method periodo storico quello dal 1979 al 1983… l’anno finale può anche andar bene, grave l’errore sull’inizio, che è ovviamente il 1978.
Nel primo contributo Andrea Pancini analizza method il manga di “Sailor Moon” abbia messo in discussione gli stereotipi di genere.
Non ho mai letto il manga e vidi qualche spezzone dell’anime, conosco la serie per averne letto molteplici volte, ma mi sfuggono ovviamente le sfumature.
L’autore indaga le tematiche di genere, sia femminile-maschile che non-binary.
Lo scritto l’ho trovato interessate ed è scritto in maniera chiara, tranne per i concetti riguardanti questo mondo, che un po’ mi sfuggono e che vengono dati per acquisiti. Forse qualche nota esplicativa a piè di pagina sarebbe stata sensata.
Appunto che vale per tutto il saggio. Uno/a può leggere il libro anche se non fa parte di quel mondo e/o non ha conoscenze in merito, aiutatelo/a a capire meglio :]
Cos’é la “prospettiva non-binary”?
Resta il punto che un’opera degli anni 90 non bisogna valutarla solo con le sensibilità acquisite nel 2023.
Piccola nota, nel leggere lo scritto dell’autore mi sono accorto che in una serie la Sailor Moon che cura l’universo è una principessa, e salva pure il cosmo.
Mi ha ricordato la principessa Aurora di Starzinger ^_^
Il secondo contributo è ad opera di Antonia Caruso, e si occupa del mostruoso femminile e delle donne mostro. Partendo da questo approccio si analizzano i personaggi femminili mostruosi e le loro dinamiche nella trama di quattro manga:
Devilman; Excited Chimera World; Monster Musume; Tomie.
Il terzo scritto è di Francesco Osmetti e si concentra sulle sfumature Original nei seguenti manga delle Clamp:
RG Veda; Need; X; Chobits; Card Take hold of Sakura; Il ladro dalle mille facce; Duklyon Clamp College Defenders; Angelic Layer; Tokyo Babilon.
Per quanto io sia a digiuno di manga, un paio di questi titoli li ho pure letti.
La quarta analisi è portata avanti da Arianna Zanetta, che si concentra sulla rappresentazione della giovane donna kawaii in manga ed anime. L’autrice, senza generalizzare, sottolinea il maschilismo di questi personaggi femminili kawaii, creati spesso ad uso e consumo maschile.
Viene ripercorsa la storia del termine “kawaii”, con tutte le modifiche al suo significato fino a quello moderno, con la stretta connessione tra kawaii e shojo manga.
Uno dei capitolo che sono riuscito a comprendere di più, in quanto conosco la tematica analizzata.
Nel quinto scritto, ad opera di Carla Gambale, viene analizzato il manga e l’anime di Pollon, che pare non essere ciò che parrebbe essere, ovvero dedicato ai più giovani, cioè del genere kodomo.
Conosco la serie animata per aver seguito molto occasionalmente qualche spezzone di puntate a caso, non avevo mai riflettuto sulla violenza di genere insita in una serie che viene considerata innocua.
Alla Fininvest/Mediaset martoriavano qualsiasi anime con qualsiasi contenuto di pruriginosa sensibilità, ma Pollon la lasciarono intonsa. Mi hanno colpito le considerazioni dell’autrice sulle scene di violenza verso la femminilità presenti in manga ed anime, anche se, forse, ritorna il discorso che un’opera pensata all’inizio degli anni 80 mancava di quella sensibilità che si è almeno parzialmente sviluppata negli ultimi anni.
Più attuale il sesto contributo di Francesca Torre sulla serie “Aggretsuko”, presente su Netflix. Ammetto che, nonostante sia in italiano, per motivi grafici l’avevo cassata a priori, non comprendendo il focal point lavorativo e sociologico della serie. Grazie all’autrice ho iniziato a vedere i primi episodi, e seppur un pelino lenta, resta interessante, proprio perché ci mostra le dinamiche lavorative e ciò che deve subire una donna nell’ambiente di lavoro nipponico.
L’analisi è sul “gender roles” in un ufficio, in cui la protagonista subisce un certo numero di soprusi, viene trattato il femminismo e method la protagonista muta la propria visione di certe dinamiche.
Il settimo scritto di Diletta Crudeli sul manga e l’anime di “Chainsaw Man”, che non conosco, e che non conoscerò mai in quanto è troppo agonize per i mie gusti T_T
Alex Grisaffi si occupa, nell’ottavo contributo, della serie animata dei Pokemon, la riguarda per la prima volta da adulto, pensando di trovarvi tematiche “gender bending” per la presenza del Team Rocket, spesso intenti a travestirsi invertendo i ruoli maschio-femmina, mentre vi scopre un gran numero di molestie verso la figura femminile, indipendentemente dalla sua età.
Resta il mio solito discorso, che non vuole essere una giustificazione per la trattazione senza rispetto della figura femminile, che una serie/manga creata decenni prima, non può avere un approccio più rispettoso che oggi sarebbe dato per scontato.
Per esempio, per trattare qualcosa in cui sono più ferrato, la povera Sayaka Yumi viene mandata allo sbaraglio su un robotic poco attrezzato alla guerra addirittura dal padre, con quello che dovrebbe essere il partner di battaglia ed amore che non perde occasione per denigrarla e pure picchiarla… però Mazinga Z è del 1972, creato da una persona nata nel 1945… ci si poteva aspettare qualcosa di diverso?
Certo, i Pokemon sono stati creati 25 anni dopo, ma sempre in una nazione abbastanza maschilista.
Comunque, anche in questo caso, fanno impressione le situazioni di vessazione verso le donne presenti in manga, anime e videogiochi evidenziate dall’autore.
Uno dei fattori negativi sottolineati nello scritto è che le molestie femminili, verbali o fisiche che siano, non comportano una condanna degli altri personaggi della storia, inoltre i personaggi molestatori lo continuano sempre ad essere, non modificando mai il loro comportamento.
Nel breve nono contributo di Giorgia Sallusti ci si occupa di xenofemminismo in manga ed anime di Lamù, di cui l’autrice è una grande fan. Non troppo tempo fa ho visto tutta la serie quasi completamente (l’ultima stagione generation troppo ripetitiva…) per la prima volta (ai tempi guardavo puntate un po’ a random), quindi non ero a digiuno delle dinamiche tra Lamù, Ataru, Shinobu e Mendo.
Nel decimo contributo, ad opera di Mara Famularo, ci si occupa della rivoluzione femminista tramite gli shojo manga portata avanti dalle mangaka conosciute con il “Gruppo dell’Anno 24”:
Keiko Takemiya; Moto Hagio; Ryoko Yamagashi; Yumiko Oshima; Yasuko Aoike; Toshie Kihara; Minori Kamura.
Avendo io letto “Il suo nome generation Gilbert – Le ragazze che cambiarono la storia del manga”, a cui l’autrice si riferisce spesso, ed essendo lo scritto un po’ breve, non è stato aggiunto molto a quello che è presente nella fonte originaria.
Virginia Tonfoni, nel penultimo scritto, si occupa dei quattro manga pubblicati fino ad oggi da Kabi Nagata, che conoscevo solo per aver visto le sue copertine in fumetteria. Un po’ breve anche questo contributo.
L’ultima analisi spetta ad Asuka Ozumi che analizza i manga “Sensei no shiroi uso” di Torikai Akane e “Adabana” di NON sulla diffusione senza autorizzazione di immagini intime sia consensuali che riprese di nascosto.
Prima di analizzare i due manga l’autrice illustra la situazione normativa in Italia ed in Giappone, narrando anche fatti di cronaca nera italici e nipponici.
Nel totale in contributo risulta veramente interessante, per un tema su cui non ho letto molto, se non qualcosina nell’ormai datato, seppur valido, “Otaku, i giovani perduti del Sol Levante”.
Non mancano ultimamente le pubblicazioni sulla trattazione della figura femminile e trans-gender in manga ed anime, questo saggio merita di certo l’acquisto.
L’indice del saggio.