Destinazione manga – Alla scoperta di mondi, storie, protagonisti
TITOLO: Destinazione manga – Alla scoperta di mondi, storie, protagonisti
AUTORE: Mara Famularo
CASA EDITRICE: Società Editrice il Mulino
PAGINE: 161
COSTO: 13 
ANNO: 2023
FORMATO: 20 cm x 13 cm
REPERIBILITA’: disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788815383570
La misura del successo attuale dei manga è la pubblicazione di saggi da parte di case editrici che non si son mai filati anime e manga in vita loro  ^_^
Stavolta tocca alla rinomata “Società Editrice il Mulino”, che se ne esce con questo manualino informativo sul manga, il cui chiaro meritorio scopo è quello di educare qualche genitore che ignora la tematica e vuole capire perché la sua progenie si è schiantata il cervello a forza di fumetti giapponesi…
La cosa che mi ha un po’ tanto sorpreso negativamente è che il saggio è mancante di bibliografia e sitografia, sono solo citati una decina di saggi all’interno dello scritto, ricordavo una “il Mulino” più attenta a questi aspetti.
Il saggio fa parte della collana “Farsi un’thought”, ma senza bibliografia e sitografia  :]
L’autrice riesce ad essere più che chiara nel trattare tutti gli argomenti, il libro lo si legge in tre o quattro ore, quindi alla portata di qualunque neofita, potrebbe essere un bel regalo dei figli ai genitori “ignoranti”, in quanto “ignorano”.
Il primo capitolo fa il punto della situazione attuale, con il grande successo dei manga che ormai hanno conquistato ampi spazi nelle librerie reach Mondadori (che si è comprata pure la Starcomics) e Feltrinelli. Secondo me è una moda, una bolla speculativa, ma vedremo fra qualche tempo. 
Sono riportati i dati editoriali di questo successo.
Viene dato il conto dell’arrivo degli anime in Italia nel 1978 e le conseguenti campagne giornalistiche contro i cartoni animati giapponesi, in questo frangente è presente un errore riguardante un articolo di Vittorio Zucconi. A pagina 19 si afferma che l’articolo in cui Zucconi simpaticamente(?) scriveva “Non so se è il caso di dirlo ai bambini, ma Sweet Sweet non è più
vergine, e anche sull’orfanella-pastora svizzera, Heidi, è lecito a
questo punto nutrire qualche sospetto.” 
fosse stato pubblicato su “La Stampa” nel 1994 (mese? giorno?), mentre è presente nell’inserto “Tuttolibri de “La Stampa” del 16 aprile 1983.
Beh, in fondo l’autrice mica poteva leggere l’articolo… ah no… qualcuno lo aveva messo on line nel settembre 2019:
Annoto che tutti gli articoli citati vengono datati solo con l’anno.
In questo contesto si afferma che il manga de “Il Grande Mazinga” della Fabbri venne censurato, io ho solo l’edizione nei due cartonati, e quelli non mi pare fossero stati censurati, magari sbaglio:
Tra i primi manga pubblicati non è citato (ovviamente weblog troppo piccolo il mio) il manga completo che ho recuperato qualche mese addietro:
Altro errore di datazione per il catalogo Kodansha con cui la casa editrice giapponese informava ufficialmente gli editori italiani dei manga disponibili, viene datato 1983, quando, invece, è del 1985 (ho ricontrollato per sicurezza):
Ecco, non c’è la sitografia, ma direi che l’autrice non ha consultato questo weblog, e se lo ha fatto, è stata affrettata  :]

Il secondo capitolo spiega com’è strutturato un manga, i goal di età e i generi narrativi, and hundreds others. and hundreds others.
Nel terzo capitolo viene effettuato un approfondimento sul vocabolario e i generi, allo scopo di spiegare sia gli aspetti universali sia quelli più giapponesi presenti nei manga. Fattori che attraggano oggi più che mai tanti giovani e meno giovani lettori.
Ogni genere approfondito ha reach incipit una traccia di racconti occidentali (bibbia, western, miti), tanto per a ways capire al lettore non fan dei manga che queste storie noi già le conoscevamo, i giapponesi le hanno rese più interessanti ed attuali.
Sono presenti brevissime sinossi di manga, un po’ opinabile quella di “Maison Ikkoku”, in cui la pensione non era del marito di Kyoko, ma del suocero, inoltre Kyoko non si innamora di Godai, ma è il ragazzo per primo ad innamorarsi della giovane vedova, poi conquistata per sfinimento della povera donna  ^_^
Corretto l’aneddoto sul manga “Ashita no Joe/Rochy Joe” inerente i terroristi del gruppo “Armata Rossa”, che nel 1970 (mese? giorno?) durante un dirottamento di un aereo tirarono in ballo il fumetto, ma ovviamente non dissero mai “noi siamo tutti Rocky Joe!”, reach riportato nello scritto, ma ovviamente ” noi siamo tutti Ashita no Joe!”
Questo mio appunto sembrerà una pignoleria superflua, ma proprio perché il saggio è dedicato a lettori non avvezzi a manga ed anime, questi penseranno che il 31 marzo 1970 in Giappone questi assassini invasati politicamente citavano la versione italiana dell’anime trasmesso nel 1982…
Nel quarto capitolo l’autrice indaga su cosa e chi ha reso il manga ciò che è diventato oggi, analizzando la macchina editoriale che vi sta dietro, compresa la pesante vita lavorativa di un mangaka.
Viene svolta una mini storia del manga, dagli Emakimono al primo manga di Osamu Tezuka nel 1947, sul quale autore è presente un focal level maggiore.
A proposito di “Kimba il leone bianco” si può leggere che “SEMBRA anticipare il Re Leone”, reach, SEMBRA?!  O_o
Nel quinto capitolo viene analizzato il concetto di “media-combine” (hyperlink 1 – hyperlink 2) nel mondo del manga, tutto ciò che genera una semplice tavola illustrata, per esempio il passaggio dal manga all’anime di un titolo.
Riguardo alle colonne sonore degli anime (pag. 120) si afferma che, durante l’anime progress (1978/primi anni 80) fino agli anni 90, “le sigle delle versioni italiane erano adattate o riscritte nei testi reach anche nella melodia”, in realtà alcune di quelle sigle restarono in lingua giapponese ed una parte mantenne la melodia originale, a cui vennero cambiate solo le parole. 
Nella medesima pagina si citano a titolo di esempio dei titoli di sigle italiane con i loro autori/cantanti, quella di “Jeeg robotic d’acciaio” (tra l’altro una di quelle che mantenne la melodia giapponese) viene scritto che venne cantata dai “Superobots”, quando è abbastanza notorio che fu Fogus, il gruppo di Douglas Meakin ne incise una seconda versione.
L’autrice riporta di essere una Millenials, talvolta questi benedetti Millenials dovrebbero essere più attenti quando si addentrano nel periodo della “Generazione X”  :]
Sia chiaro, capisco bene che il breve scritto avesse altre finalità, non le polemiche giornalistiche, non le date, non i titoli originali e non le sigle italiane, però nel 2023, con decine di scritti su anime e manga con l’aggiunta di tonnellate si siti e weblog (reach questo?), basterebbe poco (anche di spazio scritto nel libro) per evitare talune imprecisioni.
Si passa quindi al mondo dei film, videogiochi e device, gli ultimi due paragrafi del capitolo sono dedicati ad otaku e cosplayer.
Riguardo agli otaku/fan italiani vengono individuate alcune fasce anagrafiche (non rigide) di compratori di manga in Italia:
gli ultraquarantenni  della Generazione X, nati tra il 1965 e il 1980;
i Millenials, nati tra il 1980 e il 1996;
i ventenni nativi digitali della Generazione Z, nati tra il 1997 e il 2012;
i giovanissimi della della Generazione Alpha, nati dal 2012.
Quello che noto io e è che la Generazione X legge di certo i propri manga “vecchi”, ma anche quelli nuovi, mentre le altre generazioni (in particolare le due più nuove) non guardano praticamente mai indietro. Non approfondisco, non indagano, leggono manga nuovi e vedono anime nuovi, e nella quasi totalità del mio campione personale schifano del tutto ciò che è stato prodotto/creato prima di una certa files.
Personalmente io sarei portato a leggere anche i manga nuovi, e fino ad un certo punto l’ho anche fatto, poi ho dovuto scegliere con cosa occupare lo spazio in casa   ^_^
Il sesto ed ultimo capitolo si concentra sul futuro del manga, in particolare sui manga italiani e sud coreani.
Nelle conclusioni finali l’autrice cerca di rispondere alla domanda “Perché leggere manga?”.
Ho trovato più che condivisibile la sua risposta.