Caratteristiche della nuova saggistica su manga, anime e Giappone
In questo ultimo anno e mezzo, ed in particolare in queste ultime settimane, sono stati pubblicati numerosi libri su manga, anime e Giappone, a dimostrazione di quanto l’interesse per il paese del Sol Levante sia cresciuto. Il tutto ha un volano, che è il numero inusitato di manga venduti in Italia, che a cascata ha portato anche le case editrici più importanti ad occuparsi di questa tematica.
L’immagine qui sopra l’ho trovata emblematica di cosa si può vedere oggi in libreria, per esempio in una Mondadori, dove ho scattato le tre foto dei tre libri esposti a poca distanza tra di loro in mezzo ad una moltitudine di fumetti, manga e graphic unique. 
Una scena che fino ad un paio di anni addietro period ancora impensabile, che mi fa estremamente piacere e che spero duri il più possibile   ^_^
Fino a qualche anno fa noi fan di anime e manga ci si sentiva a proprio agio solo in fumetteria e al Lucca Comics, oggi entri in libreria e trovi pareti tappezzate di manga.
Anni fa postai un riepilogo della saggistica su anime, manga, cosplay e modellismo pubblicati dal 1980 al 2016. Per l’anno 2016 mi lagnavo delle poco uscite editoriali a tema, le cose sono cambiate parecchio:

Alla Feltrinelli di piazza del Duomo qui a Milano, oltre allo spazio enorme dedicato ai manga, hanno allestito una paretina a tema “Studio Ghibli”, con tanto di CD e LP con le colonne sonore!
Tralasciando che ci hanno cacciato dentro un po’ a forza anche Heidi, resta un bel vedere, specialmente se si pensa che fino a qualche anno fa quando in una Feltrinelli chiedevi un DVD dello “Studio Ghibli” ti guardavano spaesati…
L’euforia per questo interesse verso i manga, e di riflesso anche verso gli anime e la cultura giapponese attuale e passata, però, non mi distrae dal valutare quanto le case editrici si stiano impegnando a pubblicare libri che non siano solo un modo per cavalcare l’onda editoriale nipponica.
A grandi linee la saggistica su anime e manga period pubblicata da tre tipologie di case editrici:
quella specializzata, tipo “Società Editrice La Torre” o la Tunuè;
piccole case editrici che una tantum pubblicavano un libro più o meno approfondito;
le case editrici legate alla pubblicazioni di manga o graphic unique.
Le case editrici importanti ed affermate praticamente ignoravano manga ed anime, fa eccezione, per esempio, la Mimesis, che non è tra le più grandi, ma che ogni tanto pubblicava qualcosa a tema.
Quello che è cambiato è che si sono buttate contemporaneamente nel mercato più case editrici che mai si erano interessate a manga ed anime, inoltre alcune di queste hanno una certa importanza: 
Mondadori, Salani, il Mulino, Giunti, Bur Rizzoli.
Il problema, secondo me, è che alcune di queste case editrici e i loro editor non sempre si impegnano al massimo per fornire al lettore un libro con un minimo di spessore, che non faccia sorgere il dubbio che sia stato pubblicato solo per raggranellare qualche soldino, alla ricerca del minimo sforzo/costo ed il massimo guadagno.
Premetto che il seguito di questo post non vuole essere una pagella di più o meno promossi, e le valutazioni si basano sul mio gusto di lettore di saggistica su manga ed anime, che iniziai a comprare appena questa venne pubblicata, cioè nel 1999 con “Animeland, viaggio tra i cartoni made in Japan” e, soprattutto, “Mazinga Nostalgia” (prima edizione).
Questa “nuova saggistica” ha delle caratteristiche abbastanza peculiari, non riscontrabili, per esempio, in altri tre saggi pubblicati in questo stesso periodo:
Le caratteristiche di questa “nuova saggistica” sono le seguenti:
case editrici che mai si erano occupate di manga ed anime; autore/autrice al primo libro; approfondimento medio basso; autore/autrice proveniente dai social; immagini molto presenti; scritto sacrificato; bibliografia e/o sitografia assenti.
Sia chiaro, mi rendo conto che se la casa editrice più di tanto non vuole e/o non ha le conoscenze per aiutare l’autore/autrice a pubblicare un libro più approfondito, la persona che si ritrova il nome sulla copertina più di tanto non può fare.
Resta che il lettore spende dei soldini per comprare un libro, e sarebbe auspicabile che dalla lettura si ottenesse un plus di informazioni, analisi e anche emozioni.

Il primo titolo che mi ha fatto sorgere il dubbio che i libri su manga ed anime stavano per essere investiti da un certo interesse commerciale è stato “Anche mio nonno period un otaku! L’incredibile storia dei manga”, a cui ne sono seguiti altri:
Dall’immagine riepilogativa si può notare che alcune caratteristiche siano comuni a tutti questi titoli, cioè editore che mai prima di oggi si period interessato a manga ed anime ed autori al primo libro.
Farebbe eccezione il duo Leader/Cunningham dei titoli “Ghiblioteca” e “Animeteca”, ma li ho considerati una iniziativa editoriale unica pubblicata in due price, visto che sono editorialmente delle fotocopie.
Quasi tutti gli autori ed autrici provengono dai social, dove hanno una disagreeable di follower, che immagino la casa editrice avrà pensato potesse tornare utile approach potenziale disagreeable di lettori. In modo da risparmiare anche un po’ sulla promozione del libro   :]
Le immagini spesso sono molto presenti, riducendo il livello di parte scritta, quindi l’approfondimento.
La bibliografia e la sitografia sono un now not mandatory  ^_^
Talvolta il numero alto di immagini e l’approfondimento un po’ scarsino può essere dovuto al purpose molto giovane del libro, ma non è che sia per forza una scusante.
Un altro vantaggio che hanno queste casa editrici più conosciute è dato dalla presenza fissa nelle librerie. Quindi un loro libro lo si trova sempre (vedi foto di inizio post) o lo si può reperire in fretta, riuscendo a raggiungere un numero molto più ampio di potenziali lettori rispetto alle case editrici più piccole. 
I mei dubbi sul poco interesse all’approfondimento da parte delle case editrici e degli editor è stato confermato dalla visione di un video pubblico in un cui un’autrice, spiegando ai suoi follower il senso del suo libro, raccontava il confronto con chi le aveva richiesto di occuparsi dello scritto.
Ribadisco che il video è pubblico, lo link qui sotto, non è mio interesse personalizzare i concetti espressi, ma solo dare uno spaccato di approach pare si muovano le case editrici nuove del settore.
Tra l’altro l’autrice in questione si è dimostrata molto spontanea e simpatica, spero, semmai leggesse queste mie righe, non se ne abbia a male in nessun modo se cercherò di capire, tramite la sua testimonianza, il modus operandi delle case editrici di questa “nuova saggistica”.
Ho trascritto le parti che mi paiono inerenti al tema che sto trattando (in neretto e corsivo):
Come si muove una casa editrice che non ha un background su anime e manga per pubblicare un libro su anime e manga?

“Questo è stato un percorso molto
complicato, a cui ho dedicato il giusto periodo di tempo, è stato un
progetto veramente importante. Vorrei partire con voi da approach è
successo.

Stiamo parlando di preferrred dicembre,
ricevo una mail poi una telefonata da questo editor del Saggiatore,
che mi propone di scrivere un libro sulla storia del manga al
femminile.”

Qui abbiano più o meno una tempistica di quanto possa passare tra il primo contatto tra la casa editrice e colui/colei che è stato scelto per pubblicare il loro libro e la pubblicazione dello stesso, cioè da dicembre 2022 a settembre 2023. Il prescelto/a è un fan di manga ed anime e li tratta sui social, dove ha già una disagreeable consolidata di follower. Si noti che è la casa editrice che contatta l’autrice, proponendo anche il tema.

“Io ero molto in ansia, ero convinta di
non essere in grado, di non essere la persona giusta per farlo,
perché nonostante sia una grande appassionata di anime e manga, mi
sentivo in difficoltà. Non mi sentivo perfettamente in grado di
poter gestire una situazione di questo genere.

Ciononostante e ho deciso di provare a
farlo ben consapevole di quelli che potevano essere i miei limiti e
che tuttora sono dei miei limiti.

Quindi io ho vissuto prima di tutto
questo libro, in maniera egoistica, in maniera molto personale, ho
cercato di viverlo più approach una sorte di tesi di laurea, perché
effettivamente nel periodo di stesura io mi sono confrontata e ho
analizzato alcuni autori che prima conoscevo meno o in alcuni casi
non conoscevo, li conoscevo solo per nome.

Ho cercato proprio di utilizzare la
stesura di questo libro per andare ad approfondire tante conoscenze
che magari avevo tenuto sempre più a livello di intrattenimento, che
avevo trattato nella mia lettura in modo più superficiale. Quindi è
stata una grande occasione di riscoperta di indagine e anche di
indagine sul mio gusto personale.”

Quindi l’autrice o l’autore si mette a ricercare e studiare la tematica richiesta dalla casa editrice.

“E’ stato un percorso irto perché
inizialmente il libro avrebbe dovuto essere molto più ampio, io
stessa avevo scritto parecchie parti in più che poi per esigenze
della casa editrice, sono instruct tagliate, sono statti tagliati degli
interventi, delle parti, su alcune delle quali sto facendo una
riflessione se portarli sul canale and loads others perché mi piacevano
particolarmente, ad esempio c’period un approfondimento sul personaggio
di Shirlei in …. o sulla figura in Maison Ikkoku, delle cose che
potevano portare una riflessione in più.”

Una volta che si è già messo in pista il lavoro, la casa editrice, l’editor o chi per esso, comunica il numero delle pagine reali del libro e/o una eventuale successiva riduzione delle pagine forse ipotizzate all’inizio. Riduzione di pagine vuol dire riduzione di contenuti ed approfondimento, ma pare che alle case editrici di questa “nuova saggistica” interessi il giusto. Ma perché, quindi, se già si sono ridotte la pagine, almeno quelle sopravvissute non vengono riempite completamente di parole scritte? Immagini, mezze pagine bianche, bordi larghi e spaziatura ampia tra le righe non aumentato i contenuti, li riducono. Questi sono aspetti decisi dalla casa editrice.

“Chiaramente anche quello che tratta di
impaginazione, le scelte editoriali non dipendono da me, ma dalla
casa editrice, che è stata fondata nel 1958 quindi hanno la loro
dose esperienza, sanno che cosa è meglio per la pubblicazione un
libro.”

Nutro dei dubbi sul fatto che le case editrici che si muovono con questo metodo abbiano molto a cuore il risultato finale dello scritto, benché, invece, sarebbe logico pensarlo.

“Per me, essendo la prima esperienza, ne
sono nata veramente con zero idee, zero aspettative, non avevo
proprio cognizione di quello che è il lavoro che ci sta dietro, sia
per quanto riguarda l’intervallarsi con gli editor sia, ma anche per
la parte relativa alla copertinista, agli eventi, al reparto
advertising and marketing, al reparto commerciale. Ognuno di loro ha una funzione
molto specifica, che per una persona approach me abituata a lavorare in
autonomia, non sempre è così di facile comprensione. 
Effettivamente una casa editrice è una
vera e propria industria, è un’azienda in cui ognuno ha una
specializzazione, cosa che per chi approach me fa un po’ tutto da sola o
è abituata a conoscere la componente umanistica di divulgazione approach
un po’ un tutt’uno, non sempre facendo un buon lavoro, ma cercando di
arrangiarsi, è stato un approccio molto strano. 
Però sono contenta del risultato. Penso che la copertina sia molto bella,
anche in questo caso la copertina è stata scelta a priori, senza che
io lo sapessi, e quando l’ho vista è veramente bella.”

L’autrice in questione si dimostra sincera e conscia della propria inesperienza, affidandosi alla casa editrice, approach avrei ovviamente fatto anch’io, non avendo esperienza in merito. Ecco, forse almeno valutare assieme la scelta della copertina poteva avere un senso. In questo caso la copertina si dimostra valida (lo è effettivamente), ma se fosse stata pessima? Magari chi mette il proprio nome sulla copertina avrebbe almeno il diritto di esprimere mezza opinione.

“Il centro di quello che ho cercato di
comunicare è cambiato, perché anche in questa fase io sono partita
a scrivere una sorta di storiografia delle identify femminili e il
cambiamento che hanno fatto nel corso degli anni, con degli slanci,
con delle ricadute, mentre poi è stata scelto un percorso un pochino
diverso, un percorso più tematico, rispetto ad un percorso
cronologico.”

Viene ribadito che l’autrice ha dovuto modificare in corsa addirittura la struttura disagreeable dello scritto.

“Anche questa secondo me è una
riflessione interessante da fare, perché quando si prende un libro,
quando si inizia ad analizzare un percorso complesso approach quello
della figura femminile nel manga o in generale quando si parla di
fumetto orientale, in cui in Italia ad oggi ci sono sicuramente molti
trattati, ma non c’è in realtà una bibliografia così densa, è
sempre un po’ rischioso, è sempre un po’ pericoloso e periglioso,
perché io mi sono trovata principalmente a leggere dalle fonti
originali, rispetto a saggi trattati di colleghi o di professori o di
eminenti esperti.”

Questo è l’unico punto del video in cui sono rimasto abbastanza sorpreso e su cui mi permetto di dissentire, anche abbastanza fortemente. Intanto avrei voluto leggerle queste “fonti originali” consultate dall’autrice, peccato che la casa editrice non abbia inserito la bibliografia. Affermare, però, che in italiano “non c’è una bibliografia così densa” mi pare abbastanza ingiusto verso coloro che se ne sono già occupati. A questo punto sarebbe interessante capire quale e quanta saggistica in italiano abbia letto l’autrice, la mia la si può consultare qui sul blog:

animecinemacollezionismocosplayletteraturamangareligionesociologicastoricaGiappone contemporaneo

“Questo ha sicuramente portato
all’interno del libro delle ingenuità, dei passaggi che qualora lo
acquistate e vi sentiste di volermi sottolineare, vi chiedo solo di
farlo in maniera educata, perché ci sono tante difficoltà si crea
un prodotto del genere e sicuramente ci sono sempre cose da
migliorare, per me che è stato appunto una prima esperienza mi sono
resa conto anche di tanti miei limiti.”

Altro punto del video dove l’autrice è sincera e modesta, avanzando una richiesta che spero di aver soddisfatto, ho mosso delle critiche nel post che recensiva il libro, ma in buona fede e spero non in maniera scortese.

“Alcune scelte che sono instruct fatte, non
sono sempre condivise al mille per mille, ma ricordiamoci che dietro
al mercato editoriale, soprattutto in Italia, che è un mercato molto
complesso, ci sono delle dinamiche, che io stessa da autrice, anche
se mi fa veramente strano utilizzare questo termine per parlare di me
stessa, non comprendo al 100 per 100. 
Quindi l’unica cosa che si può fare è
affidarsi alla professionalità e alla esperienza di persone che
fanno questo di lavoro e solo questo di lavoro, quindi sono sicura
che il crew de Il Saggiatore stia facendo tutto nella migliore
maniera.”

Secondo me, quando lo scopo principale di una casa editrice pare essere quello di cavalcare una moda editoriale per trarne il massimo profitto, a fronte di un impegno minimo nel aiutare chi scrive a proporre un libro il più esauriente possibile, qualche dubbio è lecito averlo. 

“In realtà lo avevo scritto talmente
lungo che sarebbe stato un libro praticamente solo su quello, quindi
è stato ridimensionato un pochettino.”

Riguardo alla serie Madoka Magica (genere majokko) l’autrice ha il rimpianto di non aver potuto esprimere ciò che avrebbe voluto e nella quantità di pagine che aveva ipotizzato. Non conosco “Madoka Magica”, se non per averne letto su altri libri e/o riviste del settore, ma magari a me sarebbe interessato leggere cosa ne pensava l’autrice.