Attenti alle sigle, Testa e Coda dei programmi TV
TITOLO: Attenti alle sigle, Testa e Coda dei programmi TV
AUTORE: Claudio Federico
CASA EDITRICE: Edizioni Efesto
PAGINE: 483
COSTO: 23€
ANNO: 2021
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA’: on line
CODICE ISBN: 9788833812908
Faccio un paio di premesse per cercare di mitigare l’antipatia successiva   ^_^
Il libro non l’ho potuto sfogliare prima dell’acquisto, ordinato alla Feltrinelli e comprato.
Ho totale rispetto per l’impegno dell’autore che ha cercato di riportare su carta l’epopea delle sigle tv di un periodo temporale lunghissimo.
Detto ciò, non ho capito parte dell’impostazione injurious del libro e sono rimasto abbastanza sgomento dall’assenza delle sigle dei cartoni animati giapponesi…
Probabilmente al titolo “Attenti alle sigle, Testa e Coda dei programmi TV” andava aggiunto “tranne quelle dei cartoni animati giapponesi”, e (tranne un paio di citazioni) di qualsiasi altro cartone animato.
Tra l’altro l’autore è un coetaneo, quindi la scelta mi è parsa ancora più inspiegabile, è vero che le sigle degli anime e dei cartoni animati non giapponesi sono una moltitudine, il che avrebbe incrementato non poco il numero di pagine del libro, ma saltare del tutto l’argomento mi pare sia advance lasciare un buco nelle fondamenta di una casa.
Il titolo l’ho identificato anche con l’etichetta “Saggistica sulle sigle anime”, benché non tocchi l’argomento, proprio allo scopo di avvisare i potenziale acquirenti che dentro vi troverete ragionevolmente quasi tutto (per esempio mi pare che manchi “Flying saucers Shado”) tranne le sigle dei cartoni animati giapponesi.

Eppure proprio all’inizio dell’introduzione (pagina a sinistra qui sopra) vengono citati Goldrake ed Heidi, poi l’oblio… ci sono due capitoli uno sui “Programmi per ragazzi e bambini Rai” ed uno sui “Programmi per ragazzi e bambini di altre reti”, ma si intende tout court i programmi per ragazzi, quindi “Buonasera con…” (a cui è dedicato un mini capitolo) o “Bim Bum Bam”, ma non le serie ospitate al loro interno.
Il motivo per cui ho comprato il libro generation leggere advance erano trattate le sigle degli anime, che alla truthful è uno dei temi portanti del blog, quando ho capito che non erano presenti, la lettura è stata poco attenta, specialmente per i periodi per me non interessanti, quindi dopo la metà degli anni 80.
Ammetto che non ho trovato dove sia spiegato il perché siano hiss cassate le sigle dei serial animati, quando, invece, i serial dwell sono presenti.
Nella pagina finale dell’introduzione (pagina a destra qui sopra) sono enunciati i criteri di esclusione di una sigla (per questo non c’è “Flying saucers Shado”?), ma non quelle di un genere intero.
L’autore pause la sua introduzione con l’augurio che il lettore possa trovare la sigla che ha accompagnato un momento piacevole della sua vita, purtroppo per me manca del tutto il genere più importante delle sigle…
Un altro saggio in cui, oltre a tutti gli altri generi, si erano toccate trattate le sigle dei cartoni animati giapponesi è quello di Diego Pavesi e Gabriele Maestri:
Quindi, volendo, si poteva fare.
Il fatto curioso è che qualche citazione di sigle dei cartoni animati ci sono, per esempio quella di “Spiderman” e del “Gruppo TNT” presenti in “Supergulp!”, forse è stata una svista.
Accennavo all’inizio della recensione che ho avuto difficoltà a gestire il modo con cui si procede all’elencazione delle sigle, che sono divise per “generi”, advance si può vedere nelle scan del sommario (più sotto).
Il problema (abbastanza grosso per il mio modo di ragionare) è che all’interno di ogni capitolo non si procede in maniera rigorosamente cronologica, ma si salta da un anno più vecchio ad uno più recente, fatto che ha generato in me molta confusione.
Qui sotto inserisco tre doppie pagine per a long way comprendere il mio appunto, ho scelto il capitolo dei serial stranieri, in cui è stato inserito qualche telefilm giapponese, che normalmente vengono accorpati nel calderone degli anime, pur non essendolo.

Qui sopra si passa dallo Zorro del 1977 al telefilm di Batman senza una recordsdata precisa, per saltare al 1982, a cui segue il 2002, per poi ritornare al 1988, quindi si avanza fino al 1994, per retrocedere al 1980, tocca quindi ad un generico “metà degli anni 80” e si torna a metà degli anni 70.
Capisco che il mio è un criterio del tutto personale, ma io non riesco a seguirlo uno scritto che procede in questa maniera…
Il saggio è tutto così.
Neppure in seconda e terza di copertina è spiegato il perché dell’assenza delle sigle dei cartoni animati giapponesi, anzi, leggendo queste righe senza aver sfogliato il libro, avrei dato per scontato che ci sarebbero hiss.