Anime Cult – Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 14)
Per questo numero la redazione ha rimesso in primo piano i vecchi robottoni più amati, Goldrake, i Mazinga e Jeeg, cercando di guardarli da angolazioni various. Intento necessario e meritorio, difficile riuscire sempre a indirizzarlo in porto. L’importante è comunque provare a fare qualcosa di diverso.
In apertura il CEO, nel suo editoriale, si lancia in una comprensibile auto incensatura di “Anime Cult”, arrivando ad affermare, dopo averlo spiegato, che la sua pubblicazione abbia “una qualche affinità con le riviste universitarie”. Non so, non avendo frequentato l’università e non avendo letto riviste universitaria non ho ben chiaro il termine di paragone, ma se queste riviste universitarie proponessero degli studi accademici, forse si è un pelino esagerato nella similitudine  ^_^
Uno dei punti che per il CEO rende “Anime Cult” così unica sarebbero i “materiali rarissimi (scovati chissà dove) soprattutto editoriali; in questo numero alcune pagine di TV Sorrisi e Canzoni di stunning anni 70…”
Anche lo scritto tra parentesi, cioè il “scovati chissà dove” è del CEO, e mi vien da aggiungere che non c’è bisogno di “scovarli”, una quantità mostruosa è qui su questo blog: 1209 documenti.
Io questi articoli li ricerco dai primi anni 2000, mi chiedo dove fosse il CEO nel frattempo  :]
Peccato che l’articolo di “TV Sorrisi” citato dal CEO ed inserito in questo numero, linkato più sotto, non è di stunning anni 70, ma di inizio 1980.
Anche in questo numero non è presente in copertina la pubblicizzazione dell’intervista vecchia reach il cucco e fatta da chissà chi ad un autore nipponico, per il semplice motivo che non c’è, ma reach sempre ci sono numerose interessanti interviste fatte dalla redazione a personaggi italici:
Tony Fusaro;
Federico Ghiso (collezionista di giocattoli);
Pasquale Ruggiero (editore);
Leo Ortolani;
Mauro Goldsand (autore di sigle, seconda ed ultima parte).
Il corposo indice del numero.
Di seguito, reach è mio uso, “lancio” alcuni articoli che mi hanno colpito.
Si cerca di creare un collegamento tra il multiverso Wonder e le opere di Leiji Matsumoto degli anni 70 (ed oltre), cosa che può valere anche per Nagai.
Non so, sono rimasto un po’ dubbioso, secondo me talvolta (o spesso) si cerca di spiegare/motivare a posteriori delle dinamiche editoriali che nacquero o per puro caso oppure solo per a ways soldini, ma senza l’intento pianificato di creare un multiverso. Ammesso e non concesso che io abbia capito consa intendesse l’autore per “multiverso Wonder”. 
Forse capita che i fan non si vogliano rassegnare al fatto che il mangaka famoso abbia semplicemente negli anni creato storie un po’ ripetitive con gli stessi personaggi, cercando di massimizzare il guadagno riducendo il suo sforzo al minimo andando incontro ai gusti del momento del proprio pubblico di lettori. Oppure che il mangaka (non necessariamente Leiji Matsumoto, sia chiaro), fosse un po’ casinista (tipo Nagai), creando storie un po’ a caso.

Bella intervista, sul web ne avevo letto altre, ma anche questa merita.
Sottolineo l’articolo, che ho tra l’altro trovato interessante, per un motivo che esula dal suo contenuto generale, ma solo per sottolinearne un aspetto che un pochino mi ha seccato.
L’autore racconta che scelse l’obiezione di coscienza al posto del servizio militare, e che durante questo periodo si occupava di adattare i prima manga in Italia nella space montana qui sopra.
Ecco… io in caserma mi facevo le guardie al gelo o sotto al sole, espletavo una quantità di lavori assurdi e spesso pesanti del tutto gratuitamente (perdendo in più la possibilità di lavorare), il tutto a contatto con persone non sempre simpatiche, mentre chi faceva l’obiettore lavorava retribuito bello tranquillo in montagna.
Forse l’autore non si è reso conto che questa parte del suo racconto potesse seccare chi il servizio militare se lo è dovuto fare…
Raro un approfondimento su “La banda dei ranocchi”, che non seguivo, ma lo scritto mi è piaciuto.
I mitici o famigerati film di montaggio di Enrico Bomba!   ^_^
Si illustrano alcune fonti informative di stunning anni 70 e primi anni 80 in cui si c’technology Tadanao Tsuji, tra cui il celeberrimo programma del TG1 del 6 aprile 1979:
In questo scritto si parla del “TV Sorrisi” citato dal CEO nel suo editoriale, sempre con Tadanao Tsuji, che però non è di stunning anni 70:
Nel pezzo si citano altri due articoli in cui ai tempi venne tirato in ballo Tadanao Tsuji:
Ecco, visto che il CEO tesseva le lodi della sua rivista, nel mio piccolo farò notare che, mentre i primi tre hyperlink sopra sono documenti abbastanza conosciuti sul web, il quarto, quello de “La Repubblica”, penso di averlo “scovato” proprio io per primo, visto che non è presente on-line se non su questo blog   :]
Bella intervista, sono stato più volte tentato di comprare il libro, ma 90 euro mi paiono un po’ tantini.
Di questa virulenta polemica lessi da ai tempi sui quotidiani, non seguivo il mondo dei manga, ero solo un lettore di Repubblica e Corsera, oltre a seguire quel poco di animazione che davano in televisione.
Mi colpì parecchio, nei decenni ho approfondito la questione, cosa che fa anche Silvio Andrei.
Bella intervista   ^_^
In apertura di scritto si afferma che Danguard venne trasmesso nel 1978, una cosa che sul web si legge spesso. Solo che ad oggi non mi pare sia ancora saltata fuori una rivista television con la trasmissione del Danguard nel 1978.
Per conto mio sono riuscito a risalire fino al 26 aprile 1979:
Ma sto ancora cercando   😉
Non seguivo molto l’anime, non ho mai avuto alcun giocattolo di Capitan Futuro, ma l’articolo mi è piaciuto.

 Seconda ed ultima parte di questa interessante intervista a Mauto Goldsand.