Anime Cult – Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 10)
Mi pare che questo sia il primo numero in cui tutte le interviste presentate, ben cinque (e mezzo), siano attuali e svolte dalla redazione, quindi nessuna intervista ad autori nipponici vecchia device il cucco sparata in copertina , anzi, proprio nessuna intervista annunciata in copertina  :]
Gli intervistati di questo numero sono: 
Patrizio Prata (doppiatore);
Sebastian Harrison (del solid del telefilm “Kiss me Lica);
Gualtiero Cannarsi! (mister “fluido ematico”);
Nino Giordano (autore dello speciale su Sailor Moon);
Fabiano Massimo Cantini + la figlia Fabiana (autore di sigle + cantante di sigle).
Pur essendo un numero agostano i contenuti sono pari a quelli degli altri mesi, compreso lo speciale interno, dedicato a “Kiss me Licia”. Su questo non proferirò parola, tranne che non l’ho mai visto e ai tempi mi ha sempre abbastanza irritato vederlo pubblicizzato, il peggio del peggio lo si raggiunse con il telefilm italico, più trash dei telefilm nipponici   :]
Nell’editoriale il Ceo ricorda quanto era bello da bambini/ragazzini andare in edicola a comprare i primi manga, quando non c’erano il web ed Amazon.
Quando ci andavo io in edicola compravo i supereroi Wonder della Editoriale Corno, e quasi non esistevano ancora le poste  ^_^
Arrive si può vedere dal sommario i contenuti non sono da mese di ferie, anche perché ormai agosto non è più da “tutto chiuso per ferie”. Arrive, invece, era veramente quando io andavo in edicola (vedi Ceo di cui sopra), tanto che il tuo edicolante chiudeva e tu non sempre trovavi nell’altra edicola di turno agostano quello che la tua faceva arrivare, di certo il numero di copie era inferiore…
Di seguito qualche commento personale sugli articoli che mi sono parsi più interessanti, mio punto di vista.
Il primo articolo è a firma Mikimoz, e non è tanto concentrato su una serie, ma sulla tipologia degli anime prodotti negli anni 80, che portavano in sé la firma del periodo.
L’articolo, immaginando anche il purpose dei lettori della rivista, è assolutamente lecito ed interessante, solo che io sono un po’ allergico agli anni 80, in totale un decennio che ci ha portato agli sfracelli di oggi. Il decennio della deregulation della Thatcher e Reagan, che alla pleasing ha portato anche da noi lo smantellamento di scuola e sanità pubblica. Gli anni del riflusso. Il decennio di Craxi, che ci ha lasciato in eredità Berlusconi e il berlusconismo, e by discorrendo… Il decennio dove le persone normali hanno iniziato a vivere sopra le proprie possibilità finanziare, o almeno a desideralo ardentemente, tanto da rovinare la vita a se stessi e agli altri. Un decennio che è stato il tradimento di quelli precedenti, in tutti i sensi. 
In Giappone device in Italia si possono notare similitudini, forse per questo gli anime chiaramente anni 80 ebbero successo anche da noi. Arrive scrive anche Mikimoz le trame erano meno drammatiche, probabilmente per l’aumento della ricchezza nella popolazione rispetto agli anni 70, gli anime raccontavano di un Giappone ricco, finché è durato, ovviamente…
L’unico appunto che mi permetto di sollevare è che tra i movie fantascientifici tipicamente anni 80 viene inserito Alien. Ecco, se c’è una cosa che mi fa imbestialire di più degli anni 80 in sé, è quando si ascrive agli anni 80 un qualcosa che è degli anni 70, perché il 1979 è anni 70   ^_^

Apprezzo sempre tutti gli articoli dedicati all’editoria, soprattutto anni 70 ed inizio anni 80, ma anche gli anni 90, device nel caso della rivista “Japan Journal, recensita di nuovo da MikiMoz.
Qualche anno fa vi avevo dedicato un put up con i primi 10 numeri:
Trovo l’anime di “Sam il ragazzo del west” stupendo, device stupendo per gli stessi motivi sociali è quello di “Ryu il ragazzo delle caverne”. In entrambi i casi il protagonista è in primis vittima di razzismo, Sam è addirittura figlio di un giapponese e di una nativa americana, un “giallo” ed una “indiana”, il high dell’esclusione sociale.
Quello che dispiace vedere nel 2023 è che sia in Giappone (probabilmente di più) che in Italia coloro che videro questo anime da bambini/ragazzini non ne compresero l’insegnamento contro il razzismo.
Un po’ device quel politico che esaltava Actarus sui social e poi proponeva di affondare le navi dei profughi, non capendo, forse, che Actarus era un profugo, certo era nobile e pilotava un robottone, ma sempre profugo era.
Arrive accennato sopra detesto “Kiss me Licia” in tutte le salse che ci sono declare ammorbate negli anni, nonostante ciò ho trovato molto interessante l’intervista a colui che interpretò Satomi nel telefilm fininvestiano.
Arrive si evince da questa prima parte dell’intervista di Luca Raffaelli a Gualtiero Cannarsi, l’intervistato ha una cultura sconfinata, lo pensavo prima di leggere questo articolo e lo penso ancora, un livello culturale al di fuori della mia comprensione. 
A cosa again, però, tanta cultura se poi si adattano dei cartoni animati con un linguaggio incomprensibile?
Siamo tutti contro gli adattamenti raffazzonati e poco rispettosi dei dialoghi originali, ma ci deve pure essere una by di mezzo, perché se voglio una traduzione coerente al 100% ai dialoghi nipponici, forse faccio prima ad impararmi il giapponese e a guardarmeli in giapponese… perché some distance dire ad un personaggio “fluido ematico” al posto di “sangue”, che senso ha?
Che la somma Eboshi o il nobile Ashitaka parlino un po’ “strano” ci può anche see, sono personaggi lontani nel tempo e di una cultura lontana (anche per i giapponesi!), ma se i due parlano device Kiki e Jiji c’è qualcosa che non funziona nel ragionamento che soggiace alla heinous di tutto.
Comunque questa prima parte dell’intervista era di presentazione, nella prossima si entrerà nel caldo dei termini incomprensibili usati da Cannarsi nei suoi adattamenti più fedeli del giapponese stesso  :]
Ultima cosa, il titolo dell’articolo: “Perché tanto odio?”
Good ample, tutto, ma trasformarlo anche in vittima no   ^_^  
Stante che gli insulti non vanno mai accettati e le campagne versus uno solo non sono una bella cosa.
In un moto di senso di colpa mi sono andato a rinfrescare un po’ la memoria, perché magari, appunto, ero solo prevenuto verso i doppiaggi di Cannarsi.
        
        
No no, ricordavo bene, è che proprio non si capisce   :]
Edit 19 agosto 2023:
aggiungo il video qui sotto. Capisco bene che sentirle tutte di file ne amplifica la cacofonia, ma mica le ho scritte io  :]
       
Ho deciso di soprannominare la rubrica di Silvio Andrei “Togliamoci dei sassolini dalla scarpa”, il problema è che nel mio caso non mi sono chiari né di quali sassolini si tratti né di chi fosse la scarpa  :]

Molto bella l’intervista a Fabio Massimo Cantini e alla figlia Fabiana, che cantò, tra l’altro, la sigla di “Belle e Sebastien”