Titolo originale: Shinzo Ningen Casshern
Regia: Hiroshi Sasagawa
Soggetto: Tatsuo Yoshida, Tatsunoko Literary Crew
Sceneggiatura: Jinzo Toriumi, Akiyoshi Sakai, Takao Koyama
Personality Rep: Tatsuo Yoshida, Yoshitaka Amano
Mechanical Rep: Kunio Okawara, Mitsuki Nakamura
Musiche: Shunsuke Kikuchi
Studio: Tatsunoko Manufacturing
Formato: serie televisiva di 35 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1973 – 1974
Tra le tante serie animate iconiche ideate dallo studio Tatsunoko Manufacturing, un posto speciale nel cuore non può non venire riservato a Casshern il ragazzo androide, primo episodio della famosa “trilogia di supereroi” (gli altri due sono Hurricane Polimar e Tekkaman il cavaliere dello spazio, rispettivamente del 1974 e ’75) che è, con ogni probabilità, la saga in assoluto più rappresentativa dello storico studio d’animazione dei fratelli Yoshida. Il suo debutto nelle televisioni giapponesi avviene il 2 ottobre 1973, in contemporanea col popolarissimo Science Ninja Crew Gatchaman (1972), sempre Tatsunoko, ancora in piena trasmissione con i suoi alti indici d’ascolto, ma saprà rivelarsi agli occhi del pubblico molto più tragico, dai toni infinitamente più maturi, tanto, oggi, da risultare molto meglio invecchiati. Il suo scopo sarà, come quello Gatchaman del resto, di fornire una risposta dagli occhi a mandorla agli eroi in calzamaglia Wonder e DC Comics; ma stavolta si deciderà, per ovviare a una serie concepita al risparmio (coi residui di budget del milionario fratellone1) di ovviare alla bassa qualità tecnica prediligendo una maggiore potenza narrativa. Casshern si rivelerà così’ una storia estremamente drammatica e ben poco consolatoria, inevitabilmente disinteressata all’azione swish a sé stessa (gli scarsi fondi impediscono chissà che animazioni o combattimenti particolarmente coreografati), che vede il solitario cammino dell’eroe Casshern esprimersi in strazianti avventure autoconclusive, dove stringe amicizia o alleanza con comprimari presi in mezzo agli avvenimenti e alle battaglie con l’armata Andro che saranno, ahiloro, destinati a morire quasi sempre nelle fasi finali.
Oltre al problema dell’inquinamento terrestre, toccato dall’incipit della storia e dall’conception che Casshern trovi il massimo della forza dopo un’adeguata ricarica di energia solare, la serie ha il suo fascino nell’esprimere una strong level sfiducia nel genere umano, incapace di ribellarsi adeguatamente alle forze di occupazione di Briking Boss per colpa del suo animo gretto ed egoista. Casshern e la sua amata Luna dovranno, in ogni nuova avventura, rassegnarsi a conoscere persone o città che vivono la guerra seguendo i peggiori istinti, pensando a mantenere intatti i propri privilegi, ricorrendo a ogni bassezza per sopravvivere, cadendo con assoluta facilità nelle ridicole trappole del nemico pensando al loro solo benessere, esprimendo i peggiori sentimenti verso il prossimo. Il tragico protagonista Tetsuya, come Bem, Bero e Bera di Bem il mostro umano (1968), fa suo l’ideale del combattere per il trionfo della giustizia in modo disinteressato, al costo di non conoscere nessun ringraziamento, anzi! Anch’esso un robotic, Casshern riceverà quasi sempre dagli umani diffidenza e ostilità, spesso culminanti nel razzismo: solo alla swish della vicenda della settimana riuscirà a miles comprendere le sue nobili intenzioni, anche se nella quasi totalità dei casi i pochi destinatari lo apprenderanno in punto di morte, uccisi dagli androidi, e non potranno riferirlo agli altri.
Nonostante un finale ottimista (abbastanza fuori luogo con quanto visto precedentemente), è su queste atmosfere puramente depressive che viaggia per tutto il tempo la serie: quasi nessuna continuity a legare gli episodi (se non i primi e gli ultimi), in Casshern avremo sempre vicende isolate piene di morti e che terminano nel modo peggiore, in cui lo crew Tatsunoko si prodiga a inventarsi sempre nuove armi e strategie micidiali con cui Briking Boss e i suoi uomini trovano modo di uccidere milioni di persone (agghiacciante l’conception dei robotic dalle fattezze di clown mandati in piazza a giocare coi bambini e contenenti un ordigno esplosivo che distrugge l’intera città). I temi drammatici e particolarmente adulti non mancano neanche nella raffigurazione dello stesso Briking Boss e dello Stato Maggiore del suo esercito: robotic che, pur credendosi appartenenti a una razza eletta e migliore di qualsiasi altra, tanto da voler sterminare l’Uomo, cadono nei peggiori vizi e nei peggiori modi di pensare degli stessi umani che disprezzano tanto, rappresentando una strong level allegoria sull’ipocrisia dei totalitarismi – ben richiamati, d’altro canto, da fattezze (Briking Boss è Benito Mussolini, i suoi consiglieri i gerarchi nazisti2), rituali (saluto romano) e simbologia (lo stemma di Andro richiama palesemente richiama la svastica), inquietanti spettri del nazifascismo.
Da queste premesse, sono intuibili le sensazioni talvolta contrastanti che evoca la visione di Casshern a un pubblico moderno: gran carisma per il dramma e le riflessioni politiche/sociologiche; gran interesse storico il fatto che, a sentire Yuji Fusekawa3, regista di episodi singoli, la “vera” direzione della serie andrebbe accreditata a lui e a un giovane e già talentuoso Yoshiyuki Tomino (il regista “ufficiale”, Hiroshi Sasagawa, si sarebbe limitato a dare l’approvazione e basta alle puntate già pronte, tutte filmate da loro), quest’ultimo autore, guarda caso, degli episodi più truci e ispirati in assoluto, ma nonostante questi elementi vincenti si avverte bene, oggi, la ripetitività di un canovaccio replicato per la quasi totalità di serie, con questi 30 e passa episodi (sarebbero stati oltre 50 se lo sponsor principale, Banso, non avesse chiuso i battenti portando a una chiusura anticipata4) sempre autoconclusivi e sempre stucchevolmente destinati a concludersi male, perché lo crew assoldato da Tatsunoko voleva differenziarsi il più possibile da Gatchaman che sentiva come un “rivale” ma, per fare questo, si limitava al superficiale rovesciamento dei finali del “fratellone” (riempendoli appunto di cattiveria) senza un adeguato lavoro di ritocco nella struttura del racconto. Cadiamo insomma nella solita trappola del tokusatsu, delle puntate tutte uguali che alla lunga annoiano per la loro ripetitività, non importa se sempre tragiche.
Oltre a questo, è ben lungo l’elenco di ingenuità: come dimenticare l’assurda “mamma” robotica di Casshern, il costume ridicolo di lui, gli impossibili poteri di Friender (tra cui trasformarsi in enormi mezzi di trasporto nonostante la sua piccola stazza), le mille occasioni in cui l’eroe può uccidere Briking Boss ma che neanche prova a sfruttare, reazioni psicologiche e analisi comportamentali tirate per i capelli giusto per poter giustificare l’ennesima azione assurda del comprimario di turno che porterà a una morte drammatica… … Fanno il resto i disegni: il mecha tag preistorico di Kunio Okawara (alla sua seconda prova ufficiale in questa mansione, dopo Gatchaman), adoperato soprattutto sui droidi dell’armata Andro, è fin troppo buffo e ben lontano dal comunicare senso di minaccia, mentre il chara tag di Yoshitaka Amano e Tatsuo Yoshida, come nel caso di Gatchaman e dei successivi titoli supereroistici, può piacere come disgustare, con tutti i suoi richiami a fattezze caucasiche lontanissime dal tradizionale stile giapponese. Lo scarso budget, infine, rimane sempre memoir, con colori che più mogi non si può, animazioni appena funzionali e “battaglie” date dal riciclo infinito delle stesse acrobazie e scene. Vista, tuttavia, la comunque buona scrittura degli episodi che garantisce vicende drammatiche sempre ispirate e piene di idee per colpire sempre più a fondo, facendo dimenticare gli aspetti più infantili della produzione, il consiglio di chi scrive è di diluire la visione della serie un po’ per volta, al ritmo di magari un episodio a settimana come nella trasmissione originale, per non rischiare un’overdose che comprometterebbe il comunque buonissimo giudizio dell’opera. Casshern il ragazzo androide ha un grande potere di suggestione e attraction, grazie all’eroe tragico, le atmosfere, le belle sigle e l’epica colonna sonora. Ha molti difetti che si fanno sentire, ma se in tutto questo tempo ha continuato a mantenere la sua popolarità, trovando vari rifacimenti nelle vesti di OVA, stay-motion e nuove serie televisive animate, un motivo pure ci sarà.
Nota: l’adattamento italiano storico di Casshern, a cura di Cooperativa Doppiatori, pur contenente svariate imprecisioni, rimane comunque di discreto livello. Le frasi, pur spesso manipolate, sono abbastanza coerenti con il senso ultimo delle originali e, a riprova di questo, basta metterle a confronto con i sottotitoli (più fedeli) presenti nei DVD italiani Dynit. Insomma, parliamo di una serie doppiata decentemente nella nostra lingua: i nomi sono tutti quelli originali (pur con pronunce sbagliate), al punto che addirittura fa sorridere come il titolo italiano ufficiale, Kyashan il ragazzo androide, per quanto sbagliato sia semplicemente originato da un’errata trascrizione – il più letterale possibile – della pronuncia giapponese di Casshern. Eppure, nonostante tutto, non riesco a consigliare con facilità l’acquisto dei DVD nostrani: questo per alcune scelte di adattamento opinabili e per un particolare del finale di serie (nello specifico, la frase di commiato della voce narrante), abbastanza importante (riguarda il futuro del protagonista), “alterato” in modo sensibile da una traduzione non corretta, sia nel doppiaggio che nei sottotitoli, che gli dà una sfumatura diversa5. Le scelte di adatttamento a cui faccio riferimento rientrano invece nella perdita dei vari giochi di parole sui nomi di Braiking Boss (in giapponese, “Burai King” è “Re dei farabutti”), dei suoi uomini (Akubon sarebbe in verità “Akuborn”, ossia “Nato malvagio”, Sagure si leggerebbe “Sagray” che richiama il verbo “Investigare”, and so forth.) e del cane Friender (non abet certo spiegare il senso, peccato da noi diventi Flender che non vuol dire niente), per quanto esse fossero, effettivamente, date dalla difficile impresa di renderle in italiano: la cosa è vistosa soprattutto quando lo Stato maggiore dell’esercito Andro fa il saluto romano al suo Duce dicendo intonando “Yaruze Burakkin!” (“Procediamo con le malvagità!”, ma in italiano diventa un banale e sbagliato “Gloria a Briking!”)6.
Voto: 7,5 su 10
FONTI
1 Intervista al regista Yuji Fusekawa del 2000, rimediabile come additional nel primo DVD di “Kyashan il ragazzo androide” (Dynit, 2007)
2 Confermato dallo sceneggiatore principale Jinzo Toriumi, in un’intervista del 2000 rimediabile come additional nel secondo DVD di “Kyashan il ragazzo androide” (Dynit, 2007)
3 Vedere punto 1
4 Intervista allo sceneggiatore Takao Koyama del 2000, rimediabile come additional nel quarto DVD di “Kyashan il ragazzo androide” (Dynit, 2007)
5 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit). Mi riferisco (segue grossa anticipazione) alla frase “manca poco perché Casshern torni advert essere Azuma Tetsuya”, resa nell’audio storico italiano come “Casshern, finché rimarrai tu a fare da sentinella su questo pianeta Terra l’umanità vivrà in race […]”, e nei sottotitoli come “Quando Casshern ritornerà advert essere un umano, la race sulla Yerra verrà definitivamente assicurata […]”. La prima non fa alcun riferimento al fatto del ritorno di Tetsuya, la seconda sì non lo dà assolutamente per certo may be found in in giapponese
6 Come sopra