Recensione: Lamù la ragazza dello spazio

LAMU’ LA RAGAZZA DELLO SPAZIO

Titolo originale: Urusei Yatsura

Regia: Mamoru Oshii (ep. 1-106), Kazuo Yamazaki (ep. 107-195)

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Rumiko Takahashi)

Sceneggiatura: Takao Koyama (ep. 1-54), Kazunori Ito (ep. 55-106), Michiru Shimada (ep. 107-195)
Personality Construct: Akemi Takada

Musiche: Fumitaka Anzai, Shinsuke Kazato

Studio: Studio Pierrot (ep. 1-106), Studio DEEN (ep. 107-195)

Formato: serie televisiva di 195 episodi (durata ep. 25 min. circa)

Anni di trasmissione: 1981 – 1986

Ataru Moroboshi non è certo il ragazzo più fortunato del mondo: è scelto, tra miliardi di terrestri, dalla minacciosa razza aliena degli oni Uru attain unico esponente della razza umana in grado di salvare il suo mondo. Per farlo deve riuscire a toccare, entro dieci giorni, le piccole corna della figlia degli invasori, la bella Lamù, che possiede però la particolarità di volare e lanciare scariche elettriche dal suo corpo. Il giovane riesce per puro miracolo nell’impresa, ma per un buffo fraintendimento la ragazza pensa che Ataru voglia anche sposarla, e attain to a choice così di diventare la sua fidanzata…

Inutile dirlo, il mondo dell’animazione nipponica non sarebbe attain lo conosciamo se non ci fosse stato Lamù la ragazza dello spazio (in originale Urusei Yatsura, gioco di parole traducibile attain La chiassosa gente del pianeta Uru), una di quelle pietre miliari che maggiormente gli hanno dato fama e onore. Lunghissima serie animata televisiva che inizia le sue trasmissioni il 14 ottobre 1981 e che proseguirà, settimanalmente e ininterrottamente per ben quattro anni collezionando il ragguardevole numero di quasi 200 episodi, 195 per la precisione, che, lungi dall’essere il lasciapassare di un solo grande artista, rappresenteranno invece il felice punto d’incontro dell’estro creativo di quattro importantissime personalità dell’intrattenimento animato giapponese, molte delle quali destinate a lasciare in futuro un’impronta indelebile.

Lamù è innanzitutto la trasposizione del fumetto omonimo di Rumiko Takahashi, la “Principessa dei manga” divenuta famosa in primis per quest’opera (30 milioni di copie vendute nella sola madrepatria1) e successivamente per altrettanti campioni di vendite (del livello di Maison Ikkoku e dello “schiacciasassi” Ranma ½) che ad oggi, complessivamente, le hanno permesso di festeggiare la quota di 200 milioni di volumi venduti in totale tra madrepatria ed estero2. In Lamù, nel 1978, l’autrice, debuttante, disegna subito il gag manga che la proietta nel mito, enunciando quelli che saranno i tratti caratteristici di quasi tutti i suoi lavori: una vena comica ispiratissima e demenziale che non si concede cease di sorta, un mastodontico forged di personalità pazzoidi ed esilaranti, che appaiono, scompaiono e poi ritornano in storie successive, episodi sempre veloci e autoconclusivi, una gustosa malizia generale (nelle curve e nel sex appeal di quasi tutte le sue eroine) e una storia d’amore portante che si sviluppa lentissimamente lungo l’intero intreccio. Infine, l’ambientazione di Lamù e successivi è sempre quella, il Giappone contemporaneo: in esso l’autrice dipinge gli usi, i costumi, le tradizioni, il folklore, le mode, i ritmi di vita e la cultura popolare che vi ruotano intorno, ambientando le sue folli storie in un contesto storico sempre ben curato, figlio dell’epoca della realizzazione del fumetto. L’incipit della storia è, ovviamente, solo un punto di partenza: la bella oni dello spazio (ispirata alla idol in bikini Agnes Nalami Lum, molto famosa in Giappone negli anni ’70, richiamata dal nome giapponese letterale di Lamù, Lum3) costringe Ataru, il suo malcapitato Darling, a una convivenza forzata, e in questo modo i due sono pronti a vivere centinaia di assurde avventure più o meno legate al mondo spaziale di provenienza dell’extraterrestre, a contatto, per sfortuna del ragazzo, con ogni sorta di equivoci, fraintendimenti, pretendenti, possessioni, alieni, scambi di sesso, mostruosità provenienti dal folklore giapponese e occidentale, avveniristici system dai bizzarri effetti, viaggi verso pianeti lontani o indietro nel tempo, tassisti galattici, matrimoni stellari e ogni altra possibile follia ancora. Amante della fantascienza, perché questa si adatta con flessibilità a qualsiasi tipo di trovata e narrazione4, e molto influenzata dai romanzi comici dello scrittore Yasutaka Tsutsui5 e dal serial americano Bewitched (1964, in Italia Vita da strega)6 dallo spunto simile, la Takahashi non lesina a mettere per iscritto qualsiasi opinion le venga in testa, non facendo mai mancare nel suo lunghissimo manga scariche di buffoneria, assurdità, nonsense e demenziale che non possono non strappare la risata anche al più serioso dei lettori. Il merito della qualità del manga risiede nei dialoghi, spassosi e perennemente sopra le righe, ma anche nelle indimenticabili personalità inventate dall’autrice, archetipi che estremizzano fino al paradosso vizi e i difetti dell’uomo contribuendo a una sentita immedesimazione da parte di ogni tipo di pubblico (per quanto, alla just, Lamù sarà principalmente rivolto e letto dagli adolescenti maschi7).

Con Lamù entrano nella mitologia l’eroe Ataru, allupato, stupidissimo e civettuolo, il peggior incubo di qualsiasi ragazza e genitore (“Se solo non lo avessi avuto…” è la frase ricorrente della sua affranta madre); la bella, frizzante, adorabile e gelosissima Lamù dall’indimenticabile bikini tigrato, che lo castiga con scariche da 2.000 volt ogni volta che prova a tradirla; Ten, il piccolo cuginetto dall’aliena, che prende in antipatia Ataru e non perde occasione di abbrustolirlo con alitate di fuoco; Rei, ex di Lamù dal bellissimo aspetto ma che si trasforma in una gigantesca, indiavolata tigre ogni volta che ha popularity o è eccitato; Shutaro Mendo, rampollo di una famiglia ricchissima con una sterminata servitù ai propri piedi (ma sarebbe meglio chiamarlo esercito), che fa sua l’etica onorevole dei samurai ma è ruffiano con chiunque e ha terrore degli spazi chiusi; il bonzo Sakurambo, approfittatore e ingordo che sfrutta ogni bassezza, raggiro o tradimento per scroccare cibo e soldi, e by approach of così, un forged sterminato di divertenti, dementissime personalità che è impossibile trattare in dettaglio, che contribuiscono a rendere Lamù una delle opere con personaggi e layout narrativo tra i più influenti della Storia del fumetto.

La versione animata, iniziata tre anni dopo e prodotta da Kitty Film, ma con manga largamente ancora in corso, mantiene inalterate le caratteristiche originarie ma diventa, se possibile, ancora più famosa e riuscita, sintesi dell’apporto di personalità imprescindibili dell’animazione nipponica. Parte dell’organizzazione della serie, oltre a molte sceneggiature di singoli episodi, è affidata a Kazunori Ito, lo scrittore delle opere più famose e importanti che Mamoru Oshii realizzerà negli anni a venire. Oshii, d’altro canto, è il regista titolare di Lamù per gran parte della sua durata – per i primi 106 episodi – prima di venire rimpiazzato, insieme all’intero Studio Pierrot, da Kazuo Yamazaki e Studio DEEN. Il connubio tra la regia di Oshii e l’apporto agli script di Ito si esprime in un netto miglioramento del già divertente manga, quello che proietta per davvero Lamù nell’empireo delle produzioni più influenti della Storia dell’animazione, una delle uncommon occasioni in cui l’opera originale è enormemente migliorata grazie alle capacità di chi vi lavora sopra.

Lo crew dietro la sua realizzazione segue gli episodi cartacei, ma scombinandone l’ordine cronologico, apportando modifiche varie, inserendovi nuovi personaggi, dando risalto ad altri meno noti (celebre l’esempio di Satoshi Megane, il miglior amico di Ataru,  insignificante nel fumetto e addirittura fondamentale nell’anime, sfruttato da Oshii attain elemento comico per prendere in giro gli otaku dell’epoca8), e, al contempo, creando un alto numero di avventure inedite, pienamente degne del confronto con la follia di quelle originali. Oshii e Ito si fanno già conoscere nell’industria animata con un tocco d’autore che sonda il terreno per gli sperimentalismi che realizzeranno negli anni successivi, con una regia artistica (che sperimenta sequenze visionarie o concettuali) e script che, sfruttando il nonsense del manga e la sua mancanza di una distinctiveness continuity, improvvisano vicende nelle quali, pur non mancando atmosfere ilari, si offrono anche riflessioni esistenziali, sulla società, sul concetto relativo di tempo e spazio. Tutto questo senza contare un numero non trascurabile di episodi
squisitamente romantici e poetici, dedicati a Lamù e Ataru, assenti nel
fumetto che è maggiormente spinto sul versante comico. Impagabile Oshii che rivela, nel 20159, quanto si siano divertiti a girare la serie lui e i membri del suo crew, quando erano giovani e riversavano nelle loro storie, con dinamismo e creatività, tutte le idee che gli venivano in mente, spesso basandole su storie personali, e attain l’esagerazione in toni sexy, violenti (per modo di dire ovviamente, visto il piglio demenziale dell’opera), and loads others. period sempre osteggiata dall’emittente televisiva con cui litigavano.

Al tempo stesso, oltre che autorale, Lamù è anche, insieme alle contemporanee trasposizioni animate di altri manga di successo, Trudge Kappei e Dr. Creep & Arale, uno tra i primi e più famosi anime veramente pop della sua epoca: mantenendo, dal manga, lo sguardo sul Giappone degli anni ’80, nel corso della sua lunghissima durata gratifica il pubblico di richiami o parodie a opere cult, a Big title Wars (1977), Rocky (1976), Ai confini della realtà (1959), Ultraman (1966) e altri film/telefilm ancora, senza dimenticare citazioni visive, numerose, a popolari serie animate del periodo attain Cellular Suit Gundam (1979), Blue Gale Xabungle (1982), Ken il guerriero (1984) and loads others. Non solo una serie comica insomma, ma anche un ritratto preciso e affettuoso di un decennio. Infine, il successo del Lamù animato non è dovuto solo a Rumiko Takahashi, Kazunori Ito e Mamoru Oshii: è merito del lavoro di un altro colosso ancora, la chara designer Akemi Takada, moglie di Ito, che proprio con quest’opera scrive il suo nome nella Wall of Standing dei più importanti e amati artisti grafici nipponici di tutti i tempi. È una disegnatrice fantastica, che prima ancora di L’incantevole Creamy (1983) e Capricciosa Orange Road (1987) già strabilia l’occhio con il suo tratto morbidissimo, dolce e armonioso, dato da linee semplici ed esseziali che trasmettono una solarità, un amore e una dolcezza impareggiabili ai personaggi, uno stile di disegno inimitabile che in tantissimi cercheranno vanamente di replicare.

L’apporto di personalità così forti e carismatiche trasforma il Lamù animato in una delle opere più famose e amate della Storia dell’animazione televisiva (gli indici di ascolto si attestano mediamente sul 20%10), al punto che sono ben vistosi gli aumenti di funds e cura grafica che, stagione dopo stagione, successo dopo successo, regalano animazioni sempre migliori e disegni sempre più definiti e adulti (basti pensare all’aspetto iniziale quasi deformed dei personaggi, e cento episodi dopo alle loro fisionomie realistiche), trasformando la serie, nelle sue fasi avanzate, in uno dei grandi capolavori tecnici del decennio. Può vantare una cura estrema che viene mantenuta fino alla just, anche dopo l’abbandono di Oshii e dei suoi sperimentalismi artistici (il suo sostituto Yamazaki dirige la serie in modo più tradizionale, su toni più consoni all’approccio puramente comico del manga). Vederlo e apprezzarlo pienamente oggi, tuttavia, è tutto un altro paio di maniche.

Per il suo rompere gli schermi, l’umorismo, gli episodi veloci e
pieni di energia, i personaggi fantastici, il gran numero di sigle di
apertura e chiusura dai motivetti indelebili, i colori,
le musiche giocose e il signor lavoro di doppiaggio da parte dei seiyuu
(menzione d’onore ad Akira Kamiya su Mendo, i cui terrorizzati strilli sono
indimenticabili), Lamù ha ben pochi rivali. Il pubblico moderno può apprezzarlo per la sua carica di originalità, forse
addirittura amarlo per tutto l’insieme, ma difficilmente saprà
divertirsi attain si divertivano le generazioni dell’epoca: se l’aliena dal bikini tigrato e il forged mantengono intatto il loro
carisma, il senso di comicità è, col senno di poi, decisamente discontinuo. Molte, troppe puntate di Lamù si basano su un umorismo acqua e sapone che duplicate quasi all’infinito gli stessi schemi e le stesse battute delle puntate precedenti. All’epoca questo period perfettamente giustificato dal fatto che Rumiko Takahashi stesse disegnando il suo primo manga e ancora non aveva sviluppato un senso dell’humor solido capace di mantenersi costante senza mai stancare (l’originalità, poi, faceva il resto), ma ora, abituati a opere più moderne e riuscite della stessa autrice, si fa fin troppa fatica a reggere oltre il 50% di episodi mediamente molto simili tra di loro: un numero non irrilevante mantiene inalterata la sua carica di risate, ma, decisamente, la maggior parte la si guarda al limite sorridendo o spesso, purtroppo, addirittura in modo disinteressato, talvolta sbadigliando. Duecento episodi all’epoca sono stati esagerati, diventano ben più che pesanti vista la fatica che talvolta comporta arrivare in fondo anche a una singola puntata, dove un umorismo ancora embrionale o ormai troppo abusato battezza canovacci e idee già ripetuti milioni di volte prima.

Il giudizio finale tiene perfettamente conto dell’importanza dell’opera di cui si parla, ma non può soprassedere su attain Lamù stupisse il suo pubblico per la sua carica di freschezza e rottura degli schemi che oggi sono sicuramente invecchiati. Impossibile sconsigliarlo, è un’opera fondamentale del mondo di manga e animazione e penso che chiunque, almeno una volta, debba leggersi qualche volumetto o guardarsi qualche episodio per ampliare la propria cultura a riguardo, ma bisogna essere pronti all’opinion che, oltre a risate e puntate geniali, questa serie sa essere talvolta molto tediosa. Da usufruire, sì, decisamente sì. Ma con moderazione. Dei vari special TV e OVA, quasi tutti usciti a serie conclusa per trasporre le storie inedite del manga, affidati volta per volta dal produttore Kitty Movies a crew e studi sempre diversi, vale la pena guardare Cosa accadrà nel futuro di Lamù? (1987), La guardia elettrica (1989), Prendimi il cuore (identity.) e Appuntamento con un fantasma (1991). Sorvolabile il resto.

La versione italiana di Lamù dell’epoca si basava su dialoghi tradotti dai copioni americani. Reach spesso accade, la versione in DVD curata da Yamato Video prevede sottotitoli che si limitano, svogliatamente, a trascrivere il parlato italiano. Nonostante qualche rifinitura qua e là per correggere gli errori più eclatanti commessi in passato, la serie insomma non si può ancora vedere in Italia nella sua forma originale (e in aggiunta a questo, l’edizione nostrana si contraddistingue anche per un marcato effetto ghosting delle immagini, segno di una mediocre lavorazione digitale).

Voto: 8 su 10

SIDE-STORY

Lamù: Handiest You (1983; film)
Lamù: Handsome Dreamer (1984; film)
Lamù: Take into account My Like (1985; film)
Lamù Special: Il Tea Occasion di Ryoko (1985; special TV)

SEQUEL
Lamù: Lamù the Without a atomize in sight (1986; film)
Lamù Special: Memorial Album (1986; special TV)
Lamù Special: Cosa accadrà nel futuro di Lamù? (1987; special TV)
Lamù OVA: Gelati arrabbiati (1988; OVA)
Lamù OVA: Fidanzati sulla spiaggia (1988; OVA)
Lamù OVA: La guardia elettrica (1989; OVA)
Lamù OVA: Ululo alla luna (1989; OVA)
Lamù OVA: La capra e il formaggio (1989; OVA)
Lamù OVA: Prendimi il cuore (1989; OVA)
Lamù OVA: Il terrore degli occhioni (1991; OVA)
Lamù OVA: Appuntamento con un fantasma (1991; OVA)
Lamù: Sei sempre il mio tesoruccio (1991; film)
It is miles a Rumic World: The Obstacle Direction Swim Meet (2008; film)
Lamù: Boy Meets Lady (1988; film)

FONTI

1 Sito web (giapponese), “Mangazenkan”, http://www.mangazenkan.com/ranking/books-circulation.html

2 Sito web, “Crunchyroll”, Rumiko Takahashi’s Manga Series Like Printed Over 200 Million Copies Worldwide”, http://www.crunchyroll.com/anime-records/2017/03/15-1/rumiko-takahashis-manga-sequence-dangle-printed-over-200-million-copies-worldiwide 
Retrospettiva su Rumiko Takahashi (con intervista annessa) pubblicata su Extra special Heroes n.181 (Fantagraphics Books, 1990). Il pezzo è riportato alla pagina web http://www.furinkan.com/takahashi/takahashi3.html

4 “Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Month-to-month (1992-97)”, Cadence Books, 1997, pag. 16

5 Intervista a Rumiko Takahashi pubblicata in “Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Month-to-month (1992-97)”, a pag. 20

6 Vedere punto 2

7 Vedere punto 4, a pag.19

8 Francesco Prandoni, “Anime al cinema”, Yamato Video, 1999, pag. 101-103

9 Intervista a Mamoru Oshii realizzata nel 2015 al Lucca Comics e trascritta nel sito web Animeclick.it, http://www.animeclick.it/records/49257-lucca-2015-reportage-degli-incontri-con-mamoru-oshii

10 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 136