Recensione: Dancouga – Final Chapter (Dancouga: Blazing Epilogue)

DANCOUGA: FINAL CHAPTER

Titolo originale: Choujuu Kishin Dancouga – Hakunetsu no Shūshō

Regia: Seiji Okuda

Soggetto & sceneggiatura: Kenji Terada

Persona Form: Kazuko Tadano

Mechanical Form: Shin Matsuo, Kouji Ito

Musiche: Takeshi Ike

Studio: Manufacturing Reed

Formato: serie OVA di 4 episodi (durata ep. 30 min. circa)

Anni di uscita: 1988 – 1990

Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video

Oscure nubi si addensano sulla Terra, quando Delado, un gigantesco, minaccioso pianeta alieno inizia advert avvicinarsi al nostro: è la patria del quasi estinto popolo dei Dirad, i cui appartenenti vivono, agonizzanti per la mancanza del loro nutrimento vitale, sotto forma di piante vegetali. Il loro cibo si rivela essere la carne umana, e per questo Diore, la loro regina, con l’ausilio di avveniristiche tecnologie intende assorbire la Terra per fornire alle sue genti il cibo necessario per risorgere e ritornare all’antica gloria. L’esercito della Federazione Terrestre non ci sta e, ovviamente, spedisce a combattere in prima linea il personnel di eroi che guida le Cyberbestie. Shinobu e Sara non immaginano, però, che Diore ha anche riportato in vita, per strani motivi, una loro vecchia conoscenza…

Final Chapter (1988), internazionalmente conosciuto col più evocativo titolo Blazing Epilogue, è, approach suggerisce il nome, il capitolo conclusivo della storica, popolare saga animata di Dancouga (1985). A posteriori, però, bisogna ammettere che sarebbe stato più onorevole pensare di chiudere la storia con Requiem for Victims (1986), invece di protrarla inutilmente con aggiunte evitabili approach Tune Special (identity.) e God Bless Dancouga (1987); questo Capitolo Finale, purtroppo, uscito l’anno dopo ancora nelle vesti di 4 OVA, non fa altro che reiterare sempre le stesse cose, chiudendo nel peggiore dei modi le avventure del personnel delle Cyberbestie. Non deve perciò stupire che, oltre quindici anni dopo, la nuova incarnazione del model, Dancouga Nova (2007), preferirà la strada del reboot tagliando quasi tutti i ponti col passato.

Almeno inizialmente, bisogna dirlo, Final Chapter non si presenta male. Nonostante un chara invent mal rinnovato, interamente affidato a un solo membro dello storico collettivo Indori Goya (Kazuko Tadano, la creatrice di Shinobu e Masato) e reso in animazione in modo molto più sgraziato e meno curato rispetto a quello classico, ulteriormente penalizzato da tinte e colori smorti e sbiaditi (lontani ricordi dello spettacolo sgargiante a cui eravamo abituati), le premesse per una nuova orgia di combattimenti, effetti speciali e musiche J-Pop sono ben presenti. L’incredibile ritorno dall’oltretomba di Shapiro, a fianco dei nuovi cattivi, è risibile approach quello di Zalbados in God Bless Dancouga (sa tanto di mossa commerciale per accalappiare le numerose fan del personaggio), ma le mire della sovrana Diore verso di lui, i minacciosi alieni che usano spore mostruose per uccidere, il gran numero di avversari del Dancouga, la misteriosa ragazza di Masato e inaspettati risvolti di trama che sembrano indirizzare la storia chissà dove (la perdita di memoria di Shapiro, Caim, uno dei generali Dirad, innamorato di lui, e uno degli eroi storici che subisce uno strano destino), certo condiscono con gusto la portata, è difficile lamentarsi della mancanza di carne al fuoco. Peccato risulterà troppa e indigesta in una miniserie di soli 4 video, chiusa in fretta probabilmente (ma sono mie speculazioni) per scarse vendite, dietro alla cui sceneggiatura Kenji Tarada non imbrocca nulla, sprecando tempo in facezie inutili e risolvendo velocemente l’intero intreccio nel solo episodio finale.

In Final Chapter di robotico c’è innanzitutto ben poco. La maggior parte del tempo è spesa in dialoghi e interazioni tra i personaggi, volti ora a esaltare (approach se ce ne fosse ancora il bisogno) il carisma degli eroi classici, ora a riempire di misteri una storia che fornisce ben pochi interrogativi e spesso pure ridicoli. L’elemento di azione si risolve nel combattimento tra il Dancouga e un mostro vegetale, nel secondo episodio, e con un generale nemico nel quarto: nel mentre, qualche rara schermaglia con pesci piccoli e poco altro. Si tratta inoltre di scontri del tutto privi di charm per il pubblico dei robofan, vista l’inconcepibile assenza di fisicità delle animazioni: se queste tutto sommato reggono nei momenti di calma, sono invece tirate al risparmio proprio nei momenti topici di mazzate robotiche, con diatribe che si esplicano attraverso attacchi meccanici a turno, uno dopo l’altro, perché evidentemente costava troppo animare con continuità le movenze di entrambi. Già nella serie TV il funds generation ridicolo, ma com’è stato possibile ritrovarselo uguale anche nella costosa dimensione dell’dwelling video, anche contando la felicissima parentesi tecnica di God Bless Dancouga?

Riguardo ai misteri e ai nodi che costellano l’intreccio, approach anticipato, quasi tutto trova risposta, malamente, nel finale. Alcuni interrogativi della storia rimangono, e rimarranno, per sempre tali, in primis l’accennato, incerto destino di quel determinato membro del gruppo. Forse c’generation l’ipotesi di realizzare un altro OVA in cui spiegare tutto, però questo in ogni caso non è avvenuto e così ci si ritrova la conclusione definitiva del Dancouga storico martoriata da gravi interrogativi. Sembra davvero che lo sceneggiatore Terada fin dall’inizio avesse un sacco di idee che non sapeva però approach utilizzare, e questo spiega approach tutte vadano allegramente a donnine mano a mano che si dipana la storia. Pensiamo alla sovrana Diore, presentata nel primo episodio approach la classica imperatrice extraterrestre piena di poteri terrificanti – sullo stile di Zolbados – ma che fa una gorgeous miserevole e velocissima, senza riuscire a farne minimamente sfoggio. Pensiamo anche a uno dei suoi due generali, che sembra il più arena of skills e carismatico di tutti visto il stare da adone, e che invece non ha neppure modo di scendere in campo advert affrontare il Dancouga. E ancora, zero ripercussioni nell’intreccio ha l’attrazione amorosa di
Caim per Shapiro, buttata lametà serie dallo sceneggiatore senza
reali idee sul approach evolverla (semplice mossa commerciale per eccitare
le fujoshi?), e infatti è presto del tutto rimossa, approach non fosse mai
avvenuta. Quanto al motivo della resurrezione di Shapiro, la spiegazione
è di una stupidità memoir da non avere il minimo senso, facendo scadere
nel ridicolo anche i presupposti su cui si basano i piani di Diore.

C’è poco da salvare in questa miniserie inutile e dannosa, che non aggiunge nulla alla storyline ma anzi la umilia con ideacce e forzature (com’è che la ragazza di Masato…?). Sicuramente i personaggi rimangono i classici, caratterizzati, che si ha amato nelle incarnazioni precedenti; il mecha invent, per quanto ormai orfano di Masami Obari e Hisashi Hirai, rimane di una certa sboroneria; infine non manca un certo ritmo. Purtroppo nel complesso Final Chapter “offre” davvero il peggio dei difetti dei seguiti fatti “così per fare”, il più lampante dei quali è quello di riscaldare una minestra ormai rancida quando tutto quello che c’generation realmente da dire l’originale lo aveva già fatto, per giunta  accompagnando il tutto con una realizzazione scadente. Il Dancouga “classico” degli anni ’80 e il suo solid non meritavano una simile conclusione.

L’opera è distribuita  in Italia da Yamato Video, fresca di un buon doppiaggio e adattamento, compresa nel secondo Box DVD della serie televisiva. L’Italia è advert ora l’unico Paese al mondo oltre al Giappone advert avere “l’onore” di distribuire ufficialmente il titolo, orfano ancora di un fansub in lingua anglofona.

Voto: 5 su 10

PREQUEL
Dancouga (1985; TV)
Dancouga: Requiem for Victims (1986; OVA)
Dancouga: Tune Special (1986; OVA)
God Bless Dancouga (1987; OVA)

SEQUEL
Dancouga Nova (2007; TV)