Cercando altro sono incorso in questo articolo nella pagina culturale del Corsera di una importante giornalista dello spettacolo arrive Lietta Tornabuoni, in cui il nemico dei bambini non erano ancora i cartoni animati giapponesi, ma, sorprendentemente, il programma statunitense per bambini “Apriti Sesamo”, che sarebbe stato trasmesso a breve sulla Rete 2 della rai:
Per conto mio io preferivo lo show dei Muppets, andato in onda in Italia dal 29 novembre 1977, rispetto advert “Apriti Sesamo”, che oltre advert essere meno comico technology probabilmente fuori target per me. Mi piaceva, ma rammento ancora oggi lo straniamento “intellettuale” della puntata in cui veniva illustrato l’alfabeto con l’inserimento di lettere inesistenti per uno scolaro italiano del 1978, cioè la “Okay” e la triade “W-X-Y” che a noi non vennero mai spiegate… ed anche la “J” restava abbastanza oscura arrive posizione nell’alfabeto… questo fa pensare alle scusanti che la mia generazione può avere nel non aver appreso una lingua straniera, quando neanche nell’alfabeto ti avevano inserito le lettere “straniere” ^_^
Conclusa questa disgressione sui miei ricordi di “Apriti Sesamo”, è interessante leggere il perché di questa avversione verso il programma statunitense trasmesso dalla Rete 2 Rai.
Scopro che la BBC lo avesse rifiutato, nonostante la lingua fosse la medesima, a causa del metodo educativo e che la stessa Rai lo aveva inizialmente rifiutato per delle critiche simili a quelle inglesi.
Ho cercato recordsdata sul internet, ma non ho trovato riscontri sull’accusa di essere finanziato da potenti multinazionali (Ford, Xerox, Mobiloil, RCA, Time-Existence), ovviamente quella sulla Cia technology una battuta, mi auguro…
Con il ragionamento da adulto concordo che insegnare qualcosa con immagini e suoni ideati per dei bambini statunitensi e adattarlo per quelli italiani technology poco sensato ed il risultato poco efficace (ricordo personale da telespettatore un pelino fuori target), ma i pupazzi erano divertenti, non erano “orridi mostri pelosi color mauve, blu elettrico, arancio o verdolino con gli occhi a palla esorbitanti e infitti sulla fronte, con ciuffi ispidi in cima alla testa, con mani da yeti e facce da degenerati(!)“…
Tralasciando che non so quale colore sia il “mauve”, ai tempi avevamo praticamente tutti ancora il televisore in bianco e nero, probabilmente tranne lei, quindi io vedevo solo scale di grigi…
Ho cercato se per caso Lietta Tornabuoni scrisse qualche articolo sui cartoni animati giapponesi, e per fortuna non ne ho trovati nella mia “Emeroteca Anime”, perché temo che sarebbe stata ancor più tranchant.
L’unico suo scritto in mio possesso è un libro sulla tv:
La giornalista ce l’ha anche con Furia e Gatto Silvestro, figuriamoci cosa avrà pensato di Heidi e Goldrake :]
Fa capolino il diabolico computer, che doveva essere proprio l’emblema del male assoluto in quel periodo, e poi la giornalista entra nel merito delle sue critiche alla trasmissione.
Noi vedemmo una versione internazionale del programma, dimezzata nella durata e già edulcorata dai concetti troppo statunitensi.
Ritorna la questione dei finanziamenti delle multinazionali, immagino che la giornalista avrà verificato la notizia prima di scriverla.
Interessante il fatto che il precedente responsabile dei programmi per ragazzi della Rai (Fabiano Fabiani) si rifiutò di acquistarla anche perché technology contrario allo sfruttamento dei programmi per ragazzi a fini commerciali, ed infatti di quel materiale nel arrivò parecchio:
Perché la Rai cambio thought?
Paola De Benedetti ^_^
Perché, arrive ho scritto altre volte, non furono i cartoni animati giapponesi advert “sfruttare” per primi i giovani telespettatori italiani, ma Furia, Sandokan ed il canguro Dusty.
C’è da dare adito alla giornalista che si schierò contro lo sfruttamento commerciale dei programmi per ragazzi prima dell’avvento dei cartoni animati giapponesi, molti lo faranno solo dopo. Una delle critiche technology la velocità dei messaggi, shorts da due minuti e mezzo l’uno, che oggi è l’accusa che si muove ai nuovi medium, cioè l’essere troppo veloci e abituare il bambino a non avere la capacità di mantenere l’attenzione per periodi medio lunghi. A quanto pare il problema iniziò con noi…