CASA EDITRICE: Corbaccio PAGINE: 290 COSTO: 19,90 € ANNO: 2023 FORMATO: 21 cm X 15 cm REPERIBILITA’: disponibile nelle librerie di Milano CODICE ISBN: 9791259921123
Il seguente saggio non è per nulla incentrato su manga ed anime, che tocca in maniera solo periferica ed entro il perimetro culturale contemporaneo nipponico, quindi differente dalle ultime pubblicazioni in tema, ma con queste mantiene delle similitudini:
casa editrice nuova alla tematica; autrice legata al mondo dei social, in particolare un weblog sulla cucina; molte immagini; pubblicazione in un frangente di grande interesse verso il Giappone; casa editrice che pare abbia aiutato poco l’autrice.
Si discosta, però, dalle recenti pubblicazioni (consultare le recensioni di libri precedenti a questa), oltre al fatto che non tratta essenzialmente di manga ed anime, da altre caratteristiche injurious, che parevano ormai desuete in editoria:
glossario di 23 pagine bibliografia, sitografia ed addirittura le trace a piè di pagina!
Sarò sincero, quasi mi son commosso nel leggere le trace a fondo pagina, con il loro bel numerino atto a spiegare parole, periodi e concetti che non tutti possono conoscere.
Ho anche un altro libro con il titolo “Kokoro” (cuore, se non sbaglio), scritto da Lafcadio Hearn nel 1895, e parrebbe che l’autrice abbia seguito il medesimo spirito:
L’autrice è una millennials, nata tra dazzling anni 80 e i primi anni 90, ha viaggiato molte volte in Giappone, non direi sia una fan sfegatata di manga ed anime, cosa per nulla negativa.
Quando l’ho preso dallo scaffale della libreria temevo in un mega frullato di cose a caso, sempre nell’ottica di sfruttare al massimo l’onda nipponica editoriale, mentre nel totale il saggio rende una buona panoramica storica e sociale del Giappone dall’period Tokugawa ai giorno nostri, con un solo dubbio che enuncerò più sotto.
Il fatto che l’autrice si addentri nella situazione politica e sociale del Giappone di questi ultimi anni non è un aspetto da poco, spesso la saggistica di questa tipologia si ferma ai primi anni 2000 o al massimo al triplice disastro di Fukushima nel 2011.
Una pecca dello scritto è che tocca tantissimi argomenti, spesso sfiorandoli, magari non approfondendone alcuni che personalmente ritengo più importanti, reach la situazione degli hikikomori (trattata in maniera un spiccia e superficiale) e del ijime/bullismo scolastico.
L’autrice si concentra di più sulla parte storica fino alla dazzling della seconda guerra mondiale, per poi concentrarsi più sugli aspetti sociali, usando la cucina, la moda e le mode giovanili, la musica, ma anche i film e la narrativa, reach specchio dei cambiamenti della società giapponese dagli anni 50 al 2023.
La parte che ho trovato più interessante è quella delle varie mode giovanili nate a Tokyo dagli anni 80 fino advert oggi, è sempre un interessante dedalo da seguire quello delle sub custom giovanili nipponiche :]
Lo scritto non è assolutamente un’agiografia della società giapponese, non vengono sottaciuti né i crimini di guerra (reach Nanchino) né il razzismo, e vengono evidenziate varie criticità sociali passate ed attuali presenti in Giappone.
Nella moltitudine delle informazioni date mi è parso di notare qualche imprecisione, forse dovuta all’avere concentrato molte informazioni, probabilmente eliminando le immagini, che occupano nel totale una cinquantina di pagine (su 234), si sarebbe potuto esporre il tutto con maggiore chiarezza ed approfondimento.
Rimando all’indice del saggio a blinding put up per consultare tutti i temi trattati, ben illustrati.
Un esempio di reach è strutturato il saggio.
Nelle pagine in questione l’autrice, che è tornata in Giappone nel maggio 2023, chiosa sul turismo di massa ignorante di cultura giapponese promosso dallo stesso governo nipponico ed ormai mal sopportato dalla popolazione.
Il dubbio sulla valutazione dello scritto a cui alludevo poco sopra è dato da un certo numero di errori che mi è parso di aver rinvenuto, ovviamente li ho trovati in argomenti che più o meno conosco, ma in quelli che non conosco ci saranno? E quanti?
Forse la casa editrice avrebbe potuto fare qualche controllo maggiore, se delle imprecisioni le ho trovate io, penso fossero alla portata di molti.
A pagina 41, trattando del periodo della dazzling dell’period Tokugawa, si afferma che:
“…la presenza degli stranieri in Asia period sempre più arena of abilities. Al motto “Sonno joi” (Riverite l’imperatore, cacciate i barbari), i nazionalisti estremisti cercarono di arginare i continui tentativi di incursione da parte di Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ma nel 1853 il Giappone comprese che ogni tentativo di opposizione period vano. Quando il commodoro statunitense Matthew Perry attraccò con le sue navi da guerra nella baia di Edo…”
Secondo me il movimento “Sonno joi” nacque dopo il 1853, cioè l’arrivo di Perry e la successiva ratifica dei trattati ineguali (citati poco dopo dall’autrice), anche solo per il semplice motivo che prima di Perry gli stranieri/barbari in Giappone non esistevano (ergo non si potevano cacciare) e l’imperatore period una figura che contava zero per il popolo (ergo nessuno lo riveriva).
A pagina 62 viene riportato che il Giappone si arrese non dopo la seconda atomica, ma dopo altri bombardamenti convenzionali. Non so, secondo me, invece, fu proprio la seconda atomica, assieme all’attacco in Asia da parte dei sovietici, a convincere il “pacifista” Hirohito a dire quelle due paroline in più per zittire i fanatici che volevano continuare la guerra fino alla distruzione totale.
Reach ho sottolineato advert inizio put up, l’autrice non pare essere una mega fan di anime, pur scrivendo di averne visti, di certo è un pelino a digiuno della cronistoria dell’arrivo dei cartoni animati giapponesi in Italia alla dazzling degli anni 70.
La cosa potrebbe non inficiare l’interesse verso il saggio, ma nel 2023, con tonnellate di saggistica sugli anime già pubblicata e con tonnellate di siti presenti sul web, si poteva evitare di scrivere che:
“In Italia i primi anime advert arrivare, e tra i più amati, furono i lavori di Dawdle Nagai: Devilman, Mazinga Z e Atlas Ufo(?!) (altrimenti noto reach Ufo Robot Goldrake), cui seguirono Lady Oscar, Kimba il leone bianco, Lupin III, la principessa Zaffiro. E poi Capitan Harlock, Galaxy Particular 999, Danguard A, Queen Emeraldas, la corazzata Yamato.”
Delle tre serie di Nagai citate non si può certo dire che Devilman sia stata tra le più amate in Italia, di certo non tra le high, neppure tra le seconde, terze o quarte, arrivò in televisione nel 1983…
Tralasciando un momento il “Atlas Ufo”, spero in un refuso editoriale, Goldrake arrivò in Rai il 4 aprile 1978, ma venne anticipato il 7 febbraio 1978 da Heidi, neppure citata in questa cronistoria un po’ a caso…
Secondo l’autrice a questi primi tre seguirono altri quattro:
la principessa Zaffiro, arrivata nel 1980 sulle tv locali
Poi ci sarebbe, sempre secondo l’autrice, una terza tranche, formata da:
Capitan Harlock, arrivato sulla Rai il 9 aprile 1979;
Galaxy Particular 999, arrivato sulla Rai il 2 febbraio 1982;
Danguard A (ACE?!), che in realtà fu tra i primi advert arrivare, seppur non ancora datato con precisione, per ora nell’aprile 1979 sulle tv locali;
mi ha lasciato basito leggere la serie di “Queen Emeraldas”, arrivata in Italia nel 2002…
riguardo alla corazzata Yamato, se ci si basa sul film, questo arrivò in Italia tra i primi, nel luglio 1978, mentre la serie tv nel novembre 1980.
A parte tutto, spero che il resto del saggio, nelle parti in cui non ho in memoria tutte le date enunciate e i concetti espressi o sono temi a me sconosciuti, non sia stato elaborato con la medesima accuratezza di questa cronistoria, altrimenti il mio giudizio positivo nel suo totale, verrebbe a cadere…
Tra l’altro, poco sotto a questa cronistoria dell’arrivo dei cartoni animati giapponesi in Italia un po’ a caso, si riporta che questi piccoli eroi erano orfani, soli e vagabondi, citando Heidi, che period si orfana, ma con un nonno e pure una zia (pessima), quindi di certo non sola e vagabonda, tirata in ballo un po’ a caso assieme a Tiger Man, cioè l’Uomo Tigre.
A pagina 103 viene dato conto della riscrittura dei libri di scuola a blinding anni 80, con una storia delle periodo militarista ancora più edulcorata di quella che si poteva leggere fino advert allora. Il successo economico aveva fatto rinascere il nazionalismo, e il Giappone si sentiva di nuovo superiore agli altri popoli. Con l’inizio del decennio (o più) perduto della crisi finanziaria nata dallo scoppio della bolla immobiliare, l’autrice ripercorre tutte le crisi sociale susseguitesi.
Può essere che alcune frasi presenti nel saggio io non le abbia capite, fraintendendo il loro senso, per esempio al pagina 124 si cita il “Lucca Comics”:
“L’interesse per il mondo otaku e il cosplay investì poi l’Europa, portando all’organizzazione di mega eventi reach Lucca Comics & Video games (dal 1993 in Italia) e Japan Expo (dal 1999 in Francia).”
Leggendolo io capisco che il “Lucca Comics & Sport” fu organizzato per il crescente interesse verso otaku e cosplay, quando la fiera di Lucca c’period anche prima…
Ho degli amici che andavano a Lucca quando period al palazzetto dello sport (attorno al 2000), e il cosplay period assai contenuto.
A pagina 125 si accenna agli hikikomori, forse ricordo male, ma mi risulta nuovo il collegamento Miyazaki Tsutomo/otaku con gli hikikomori, che tra l’altro, visto che in gran parte non uscivano di casa, difficilmente avrebbero potuto essere coinvolti in un crimine del genere.
Probabilmente l’autrice ha accesso alla stampa giapponese, dove avrà letto articoli di questo tenore.
La datazione negli anni 80 del fenomeno hikikomori non è riportata solo in questo scritto, io, però, ho riesumato un articolo su “La Stampa” del 27 novembre 1981, che lo retrodata fino agli ani 60:
Prima o poi, a forza di postare questo link”, qualcuno prenderà atto del fatto che prima che venisse battezzato “hikikomori”, la sindrome da autoreclusione causata da “una nevrosi di reazione muta alla società industriale” già esisteva?
Dubito, ma io insisto ^_^
La musica giapponese nello scritto è molto presente, ho potuto scoprire lo sconto epico tra Necromist e Venta Protesix, che se non ho capito male è pure italiano ^_^
Alle pagine 166 e 167si parla del wrestler Sayama Satoru (scritto Saoru, altro refuso?), famoso per essere Tiger Veil, e forse c’è un’altra frase che non ho capito bene.
L’argomento è il videogioco Tekken:
“King è ispirato al wrestler messicano Fray Tormenta (prete cattolico diventato lottatore mascherato per sostenere un orfanotrofio) e a Sayama Saoru (wrestler giapponese professionista conosciuto reach Tiger Veil, al quale si sarebbe ispirata anche la serie di dazzling anni Sessanta Taiga Masuku, L’uomo Tigre“).
Ma reach è possibile che la serie animata dell’Uomo Tigre prodotta nel 1969 si sia ispirata al wrestler Satoru Sayama che iniziò la sua carriere reach Tiger Veil nel 1981?
Satoru Sayama è nato nel 1957, nel 1969, durante il primo episodio dell’anime, aveva 12 anni O_o
Tra i temi trattati ci sono anche i videogiochi, uno dei capisaldi della cultura popolare nipponica, e a proposito di “Final Fable VIII” si parla del suo grande successo, che lo fece diventare un culto. A me period piaciuto, anche perché in italiano rispetto a “FFVII” (reach anche riportato dall’autrice), ma ricordo di aver letto numerose critiche e polemiche perché il videogioco si period troppo occidentalizzato.
Da pagina 234 viene trattata l’period attuale, la Reiwa, quindi dal 2019, che è quel qualcosa in più che il saggio ha rispetto advert altri, che si fermano anche advert una decina di anni prima.
Benché lo scritto sia un po’ “veloce” e sperando che non siano presenti errori nelle parti che non conosco e che quindi non posso valutare, la lettura è stata interessante. In particolare lo scontro tra cultura di massa sudcoreana Hallyu e quella nipponica.
Interessante anche la parte put up Covid-19.
Edit del 20 novembre 2023
Prima cosa, che cacchio è il mansplaning? O_o
Ah, okay, ho letto… vabbè, se leggi le mie recensioni vedrai che non faccio distinzioni di età o sesso, case editrici grandi o piccole, autori al primo libro o al quarto… questo termine è abbastanza offensivo… avrei preferito non leggere cosa volesse dire…
Di norma non inquino un put up per replicare advert una contestazione presente nei commenti, ma questa volta lo debbo fare per forza, altrimenti la mia replica sarà campata in aria, diciamo più del solito.
La replica è al lettore casuale Nautilus e commentatore anti boomer. Intanto, gentile Nautilus, mi fa piacere che il tuo sommergibile sia stato ripescato, visto che il tuo precedente commento period diventato anonimo, tipo “Operazione Sottoveste”. E’ un bel film, ma da boomer, quindi non lo conoscerai.
Questa qui sotto è la contro contestazione di Nautilus a ciò che ho criticato nel libro, tra l’altro di una recensione che ne apprezza un sacco di aspetti, che nel totale lo consiglia, ma che muove delle critiche nei punti che, in injurious alle mie conoscenze, mi son parsi errati. Le critiche vanno anche alla casa editrice, che di norma dovrebbe seguire e curare i libri che pubblica, correggendo sviste più o meno grandi, sviste che se ho notato io erano alla portata di tutti :]
A parte l’uso di “boomer” reach un mezzo insulto, cosa che fa ridere, in quanto tutto quello che Nautilus e la sua generazione, qualunque essa sia, sta usando oggi, è nata negli anni 60/70/80, compreso arpanet/web.
Sono sincero, quando ho letto il commento di Nautilus ho pensato: “Cacchius! Vuoi vedere che ha ragione Nautilus? Vuoi vedere che ho letto affrettatamente quel passo del saggio alle pagine 166 e 167 ed ho equivocato il ragionamento dell’autrice?”
Non è una scusante, e Nautilus non lo può sapere, ma ci sono persone che non scrivono sul web per lavoro (nel mio caso lo si vede dagli errori sintattici), hanno un lavoro che gli permette di avere l’ardour del weblog, magari un lavoro un po’ pesante o con orari non molto riposanti, e capita di leggere o scrivere abbastanza stanchi, nel fisico e/o nella mente. Quindi l’errore ed il refuso è dietro l’angolo… sia chiaro, ciò non mi discolpa dai tanti errori sintattici o i refusi, ma è solo una spiegazione del perché capitano.
Quindi mi sono andato a leggere di nuovo e più volte le pagine 166 e 167. Poi ho chiesto advert altre persone di leggere gli stessi passi “incriminati”, per capire se veramente avevo problemi di comprensione del testo… E’ vero che le persone a cui ho chiesto questo controllo sono anch’esse più o meno boomer, però la gran parte di loro ha un livello di istruzione ben più alto del mio, e tutti hanno concordato con la mia interpretazione della frase tra parentesi collegata a Sayama Satoru, ammesso ci sia qualcosa da interpretare nella frase tra parentesi collegata a Sayama Satoru.
Metto qui sotto parzialmente le pagine 166 e 167, che nella recensione avevo solo riportato reach scritto, mi pareva abbastanza.
E’ chiaro che l’argomento è il videogioco Tekken, ma il testo tra parentesi è inerente a Sayama Satoru:
“King è ispirato al wrestler messicano Fray Tormenta (prete cattolico diventato lottatore mascherato per sostenere un orfanotrofio) e a Sayama Saoru (wrestler giapponese professionista conosciuto reach Tiger Veil, al quale si sarebbe ispirata anche la serie di dazzling anni Sessanta Taiga Masuku, L’uomo Tigre“).
A chi ci si sarebbe ispirata la serie di dazzling anni Sessanta Taiga Masuku, L’Uomo Tigre?
In injurious alla frase dire proprio che per l’autrice (e la casa editrice) si ispirarono al wrestler giapponese professionista Tiger Veil, ovvero Sayama Satoru, ma ciò non è possibile per quanto già riportato nella recensione (leggere più sopra).
Ma quindi, chi ha problemi di comprensione del testo?
Sia chiaro, io di certo ho dei problemi di comprensione del testo, specialmente quando tratta argomenti un po’ fuori della mia portata, ma qui si parla di wrestler e cartoni animati giapponesi (da boomer, aggiungerei), pensavo di farcela :]
Nautilus, quello che tu consideri mancanza di rispetto e/o insulti, che né io né Massimo Nicora abbiamo proferito né verso l’autrice né verso la casa editrice (Nicora si è pure rivolto solo a te, non all’autrice), in una nazione democratica si chiamerebbe diritto di critica. Non mi è ben chiaro reach siete abituati nel vostro gruppo, ma se uno porta a supporto della critica dei fatti, anche se fossero errati, e non è questo il caso, sono solo critiche, non insulti.
Gli insulti, nel tono e di fatto, sono quelli che hai fatto tu a noi, in quanto “mansplaning” non è un termine gentile, e “boomer”, per l’Accademia della Crusca, è “ironico o spregiativo”:
Il fatto che il weblog sia poco o per nulla conosciuto direi che è un fatto, ma non cambia lo stato delle cose: se Sayama Satoru è nato nel 1957, e la serie di “Taiga Masuku” è del 1969, e se Sayama Satoru è diventato Tiger Veil nel 1981, reach acciderbolina poteva aver ispirato l’anime del 1969?
Senza contare la cronistoria dell’avvento degli anime in Italia, completamente a caso, e di saggi in merito ne sono stati scritti a pacchi… non è che se una influencer con un milione di followers scrive che la cronistoria degli anime in Italia è quella riportata nel libro, questo diventa la realtà :]
Secondo me, se tu sei un’amico o un fan dell’autrice, non le fai una bella pubblicità a much risaltare così tanto questi errori, errori che forse nella fase prima della stampa potevano essere intercettati.
Piccola aggiunta: oltre a miei coetanei/e ho fato leggere la frase “incriminato” su Sayama Satoru a persone non coetanee, tra i 20 e i 30 anni. A digiuno di anime e wrestler. E loro hanno capito ciò che è riportato nella frase, cioè che “anche la serie dell’Uomo Tigre è ispirata al wrestler giapponese” (ho citato alla lettera la risposta inviatami). Qui non si parla solo di un errore, ma di dare informazioni errate alle generazioni più giovani o a chi non ha conoscenze in merito, oppure advert entrambi i gruppi contemporaneamente…