Recensione: Lupin the 3rd (Le avventure di Lupin III)
LUPIN THE 3RD

Titolo originale: Lupin Sansei

Regia: Masaaki Ohsumi (ep.1-7), Hayao Miyazaki (ep.8-23), Isao Takahata (ep.8-23)

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Monkey Punch)

Sceneggiatura: Tadaki Yamazaki, Yuki Takada, Jiku Omiya
Personality Form: Yasuo Otsuka

Musiche: Takeo Yamashita

Studio: Tokyo Movie Shinsha

Formato: serie televisiva di 23 episodi (durata ep. 25 min. circa)

Anni di trasmissione: 1971 – 1972

Discendente nippo-francese del famoso Arséne Lupin, il simpatico Lupin terzo (o meglio, Lupin III), come il suo illustre predecessore, è un ladro geniale, in grado di rubare qualunque prezioso superando qualsiasi prova e tranello, sempre pronto a scappare all’ultimo momento, con teatralità, dalle grinfie della polizia o da sofisticati antifurto. Lupin si muove per il Giappone insieme all’inseparabile amico Daisuke Jigen, pistolero infallibile, e allo spadacino Goemon Ishikawa, 13esimo successore dell’omonimo, leggendario guerriero ninja. I tre incrociano spesso la strada della sensuale femme fatale Fujiko Mine, pronta a sedurre Lupin volta per volta e a sfruttarlo per rubare gioielli che si terrà unicamente per sé. Ossessionato dall’thought di catturarli tutti, infine, è l’ispettore di polizia Koichi Zenigata, erede del ben più famoso Heiji…

Il manga Lupin the 3rd nasce nel 1967 dalla matita del mangaka Monkey Punch (al secolo Kazuhiko Kato): al suo debutto, l’autore, appassionato lettore dei romanzi del ladro gentiluomo inventato da Maurice Leblanc e delle diavolerie e i system usati dall’agente 007 nei suoi movie, fonde le caratteristiche dell’uno e dell’altro in un nuovo antieroe simpatico e geniale, Lupin III1. Protagonista di mille storie sospese tra tough boiled, comicità e vero ed echi erotici (le abbondanti forme della sua companion doppiogiochista Fujiko, spesso e volentieri messe a nudo per sedurre lui o altri
uomini), Lupin e le sue rocambolesche avventure diventano semplicemente irresistibili per merito della sua simpatia, dei suoi iconici comprimari (oltre alla conturbante Fujiko ci sono il pistolero Jigen e Goemon Ishikawa, invincibile samurai in grado, con la sua Zantetsuken, di tagliare qualsiasi oggetto e superficie), della spassosa nemesi Zenigata e di intrecci sempre freschi, frizzanti e geniali. Lupin the 3rd sarà un fumetto destinato a un successo portentoso, tanto che, nonostante il plot dichiaratamente e inevitabilmente adulto, spopolerà specialmente fra i liceali2; non deve perciò stupire come, pur concludendosi ufficialmente in 35 volumi ripartiti nell’arco di quindici anni, conoscerà nel tempo uno sterminato numero di ulteriori plug-off/remake/rivisitazioni cartacei realizzati da un’infinità di altri autori. Questo, grazie sia alla sua qualità intrinseca, sia all’opera di “evangelizzazione” portata avanti negli anni dalle varie controparti animate, destinate davvero a non smettere mai di coinvolgere le nuove generazioni. La serie televisiva posta in esame, la primissima del 1971, ottenuta da Tokyo Movie Shinsha dall’autore dopo milioni di iniziali rifiuti (Monkey Punch non aveva una gran considerazione degli anime e temeva che il suo personaggio ne sarebbe stato stravolto3), e dopo aver rinunciato a farne un lungometraggio4, è decisamente tra le più riuscite: breve, divertente e ispirata, e, da non dimenticare, atto primo di una delle più lunghe saghe a cartoni animati di sempre, destinata a non concludersi mai grazie a una popolarità pressoché inesauribile in patria che si tramuterà ogni anno, a tempo tutt’ora indefinito, in special televisivi celebrativi.

Col solo obbligo, da parte di Monkey Punch, di rispettare fedelmente le caratterizzazioni dei protagonisti principali5, lo employees assoldato all’epoca dallo studio riversa in soli 23 episodi un’energia e una creatività che ben contribuiranno a scolpire anche il Lupin televisivo nella Storia dell’intrattenimento giapponese, nel contesto di una serie molto divertente, che brilla, come il fumetto, per attori e qualità di scrittura. Anche se, come nelle incarnazioni successive, non vi è traccia di continuity (l’opera è interamente episodica, retta su storie del tutto autoconclusive e prive di legami), è impossibile rimanere indifferenti all’inesauribile simpatia dell’eroe e dei suoi alleati, alle prese ogni volta con fughe impossibili, ricatti da parte di altri malavitosi che vogliono sfruttarli per i loro scopi, giochi e doppiogiochi e trovate tanto implausibili quanto stupefacenti per realizzare i vari “colpi” e sbeffeggiare nel finale Zenigata e la polizia. La sostanza non cambia mai, ma le spassose espressioni facciali di Lupin, Jigen e Goemon (anche qui destinato presto a unirsi al gruppo), l’eroe che continua a cadere preda ogni volta nelle moine di Fujiko, la prova vocale “guascona” dei doppiatori giapponesi e l’alta creatività nell’inventare scenari, trappole e avversità sempre più fantasiosi e stupefacenti (e al contempo a tirare fuori le varie “soluzioni” per poterli affrontare), infischiandosene completamente dell’implausibilità o meno di certe trovate (addirittura viaggi temporali con una macchina del tempo!), sono elementi che arricchiscono la forza della serie rendendo ogni puntata un gran divertimento.

Non si può rinfacciare nulla all’opera, che come intrattenimento leggero e disimpegnato ha pochissimi rivali nei suoi anni, stupendo volta per volta per le genialità di sceneggiatura, per i nemici sempre più stravaganti, per le cervellotiche strategie di furto e personalità dei protagonisti così sceniche ed esilaranti (nonostante il loro “lavoro” tutt’altro che educativo). I tocchi di classe maggiori sono dati dall’accompagnamento musicale, che fra (ovvie) influenze prog, jazz, funky e dance dell’epoca riaccende con un certo interesse il mood Seventies, dalla grande espressività del chara originate di Yasuo Otsuka (deforme, grottesco ma abbastanza fedele al tratto di Monkey Punch e adattissimo a imprimere grande espressività ai visi), e specialmente dai primi 7 episodi diretti da Masaaki Ohsumi. Questa prima parte di serie, brillante, è in effetti molto personale, dalle atmosfere aderenti all’originale cartaceo, abbastanza adulte, che si riflettono bene in un Lupin molto più cinico, violento e “politicamente scorretto” di quello allegro e autoironico che si vedrà poi, in un non trascurabile numero di morti dei suoi nemici e in un notevole erotismo di fondo – non visivo ma comunque sbandierato implicitamente – dato da sequenze che lasciano ben intuire torture sessuali, ammiccamenti e personaggi che scopano (infatti il plot dichiarato della serie non technology rappresentato dai bambini, bensì dai liceali6, da qui l’originale trasmissione la domenica alle 19:307). Le stesse astuzie e strategie di Lupin si rivelano notevolmente celebrali e intricate.

La serie non parte però col botto, i suoi spettatori non rispondono al richiamo, e per questo, complici i bassi ascolti (meno del 10%, con picchi negativi sotto il 4%8) e l’ostinazione del regista del rifiutarsi di semplificare le storie a intrecci molto lineari, come impongono gli sponsor9, subentrano quindi alla regia Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Questi ultimi e Otsuka (il chara dressmaker) si sono conosciuti negli studi di Toei Animation, all’epoca della realizzazione del movie Hols: Prince of the Sun (1968, in Italia La grande avventura del piccolo principe Dauntless), e tutti
e tre, trattati come pecore nere dalla dirigenza10 dopo il colossale fiasco ai botteghini dell’opera, se ne sono allontanati poco tempo dopo. Otsuka finisce nello studio A Production (oggi Shin-Ei Animation), commissionario a quello principale Tokyo Movie Shinsha che make Lupin, e da lì invita, convincendoli, i due colleghi a raggiungerlo, per realizzare la serie TV di Pippi Calzelunghe. Non se ne farà più niente, e allora Takahata e Miyazaki, dietro lo pseudonimo di “I registi di A Production”, verranno dirottati sul ladro gentiluomo11, abbandonando lo stile maturo di Ohsumi e inaugurando quello che sarà il marchio di battaglia, vincente e voluto da produttori, delle future incarnazioni animate di Lupin: un approccio molto più spiritoso e leggero, interessato a rendere i protagonisti più simpatici che machiavellici, smussando moltissimo uccisioni e violenza, eliminando quasi del tutto l’erotismo e prediligendo comicità, facce ancora più buffe e inseguimenti infiniti. Nonostante la loro direzione sia sicuramente più ortodossa e meno d’autore rispetto a quella di Ohsumi, non si può negare che alla gorgeous sarà il “loro” Lupin III a vincere, visto che le serie TV successive si ispireranno proprio a questa nuova versione (che pur rimanendo un flop12, interrotta dopo soli 23 episodi, sarà trionfalmente riabilitata dalle repliche successive13).

L’eccellente fattura delle animazioni, la simpatia di storia e personaggi e l’ottima qualità della sceneggiatura in ambodue i segmenti di serie rendono, in definitiva, Lupin the 3rd un anime giustamente di culto e che chiunque dovrebbe vedere, anche solo per cultura sull’argomento; una di quelle grandi opere animate degli anni ’70 che, forti del loro divertimento spassoso, non temono proprio i problemi di noia di altre produzioni dell’epoca invecchiate male. Questa prima serie, contraddistinta dalla giacca verde di Lupin (doveva essere rossa come nel fumetto, ma nelle televisioni giapponesi del tempo quel colore technology visualizzato troppo nitidamente  e, per questo, si è optato per una tonalità più chiara14), offre decisamente uno sguardo su tutti i grandi punti di forza del mondo di Monkey Punch, in un accettabilissimo numero di episodi. Imperdibile e giustamente celebrata dallo stesso autore originale, che definisce l’unica vicino allo spirito del fumetto15 e quella a cui è personalmente più affezionato16 (lamentando solo che nell’originale comprimari di Lupin sono individui che agiscono insieme per interesse, mentre in animazione li hanno resi amici per la pelle17).

Nota: l’opera è distribuita in Italia in DVD da Yamato Video, che ha reintegrato le scene tagliate nell’originale trasmissione televisiva italiana. Peccato non abbia anche ritradotto in modo fedele i dialoghi neppure nei sottotitoli, rendendo perciò inutile la visione nella nostra lingua di Lupin the 3rd, anche a fronte di un doppiaggio molto coinvolgente e ispirato.

Voto: 8,5 su 10

PREQUEL
Lupin the 3rd Phase IV (2015; TV)
Lupin the 3rd: La donna chiamata Fujiko Mine (2012; TV)
Lupin the 3rd: Daisuke Jigen’s Gravestone (2014; movie)
Lupin the 3rd Episode 0: C’technology una volta Lupin (2002; special TV)

SEQUEL
Lupin the 3rd Phase II (1977-1980; TV)
Lupin the 3rd: La pietra della saggezza (1978; movie)
Lupin III: Il castello di Cagliostro (1979; movie)
Lupin the 3rd Phase III (1984-1985; TV)
Lupin the 3rd: La leggenda dell’oro di Babilonia (1985; movie)
Lupin the 3rd: La cospirazione dei Fuma (1987; OVA)
Lupin the 3rd Particular: Bye bye Liberty (1989; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Il mistero delle carte di Hemingway (1990; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Ruba il dizionario di Napoleone! (1991; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Il tesoro degli zar (1992; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Viaggio nel pericolo (1993; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Spada Zantetsu, infuocati! (1994; special TV)
Lupin the 3rd: Le profezie di Nostradamus (1995; movie)
Lupin the 3rd Particular: All’inseguimento del tesoro di Harimao (1995; special TV)
Lupin the 3rd: Dull or Alive – Trappola mortale (1996; movie)
Lupin the 3rd Particular: Il segreto del Diamante Penombra (1996; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Walther P38 (1997; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Tokyo Disaster – Memories of Blaze (1998; special TV)
Lupin the 3rd Particular: L’amore da capo – Fujiko’s Unlucky Days (1999; special TV)
Lupin the 3rd Particular: 1$ Money Wars (2000; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Alcatraz Connection (2001; special TV)
Lupin the 3rd: Il ritorno di Pycal (2002; OVA)
Lupin the 3rd Particular: Un diamante per sempre (2003; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Tutti i tesori del mondo (2004; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Le tattiche degli angeli (2005; special TV)
Lupin the 3rd Particular: La lacrima della dea (2006; special TV)
Lupin the 3rd Particular: La lampada di Aladino (2008; special TV)
Lupin the 3rd VS Detective Conan (2009; special TV)
Lupin the 3rd Particular: L’ultimo colpo (2010; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Blood Seal – Eternal Mermaid (2011; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Chronicle of Observations of the East – Another Internet page (2012; special TV)
Lupin the 3rd Particular: Princess of the Hurry – The Hidden City in the Sky (2013; special TV)
Lupin the 3rd VS Detective Conan: The Movie (2013; movie)

ALTRO
Lupin Shanshei (2012; serie OVA)

FONTI
1 Intervista a Monkey Punch pubblicata su Kappa Magazine n. 20 (Huge title Comics, 1994, pag. 118)
2 Mangazine n. 13, Granata Press, 1992, pag. 60
3 Vedere punto 1, a pag. 119
4 Francesco Prandoni, “Anime al cinema”, Yamato Video, 1999, pag. 59
5 Vedere punto 1, a pag. 121 
6 Vedere punto 4
7 Kappa Magazine n.22, Huge title Comics, 1994, pag. 122
8 Vedere punto 4
9 Advance sopra
10 Mangazine n. 20, Granata Press, 1993, pag. 46
11 Vedere punto 4
12 Saburo Murakami, “Anime in TV”, Yamato Video, 1998, pag. 32
13 Jonathan Clements & Helen
McCarthy, “The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Model”,
Stone Bridge Press, 2012, pag. 380

14 Mario A. Rumor, “The Art work of Emotion: Il cinema d’animazione di Isao Takahata”, Sketch Membership, 2007, pag. 67
15 Vedere punto 13
16 Vedere punto 1, a pag. 119
17 Advance sopra, a pag. 122-123