TITOLO: Manga Academica vol. 16, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: Autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 114
COSTO: 16,50 €
ANNO: 2023
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA’: on-line
CODICE ISBN: 9788896133699
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 114
COSTO: 16,50 €
ANNO: 2023
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA’: on-line
CODICE ISBN: 9788896133699
Si sta invecchiando assieme alla collana “Manga Academica”, quando comprai il primo quantity ero un below 40… T_T
Ogni anno parto con la solita sequela di complimenti sia per i contenuti che per la costanza delle pubblicazioni (che confermo pure in questo 2023), con il dubbio che si pensi che il quantity recensito me lo abbiano regalato, come le altre 15 volte, anche questa volta l’ho pagato :]
In un periodo di grande successo per i manga, che ha portato una mini invasione di quella che ho soprannominato “nuova saggistica”, leggere un po’ di “vecchia saggistica” fa piacere.
Visti i numerosi temi trattati in questi 16 volumi non sempre avevo il background per apprezzarli totalmente, ma spesso ho trovato argomenti che mi sono interessati, anche per cambiare un po’ la solita solfa di quello che leggo.
In questa edizione di “Manga Academica” sono presenti sei contributi, come scrivevo poco sopra, per quasi tutti mi mancavano le conoscenze per comprenderli appieno, non avendo mai letto nulla del mangaka analizzato o visto l’anime esaminato.
Poi ci sono le volte che ti accorgi durante la lettura che, se è vero che non conosci le opere della mangaka Sugiura Hinako, però hai visto il movie “Miss Hokusai”, e quindi riesci un po’ meglio a comprendere il tutto.
E’ il caso del primo contributo advert opera di Lorenzo Di Giuseppe, che oltre a stilare la biografia della mangaka, ne illustra i suoi due manga più famosi:
Sarusuberi; Gasso.
Alla exquisite ti rendi conto che, se mai ti capiterà di avere una casa più grande e con molto più spazio, questi due manga meriterebbero di essere letti, perché, a differenza di quello che capita sovente con la “nuova saggistica”, gli scritti di “Manga Academica” ti spiegano il perché di un’opera.
Talvolta l’analisi non suscita il tuo interesse, altre volte si.
Il secondo contributo è quello di Marco Maurizi, che a mio avviso è il più bello del quantity, e che meriterebbe un saggio apposito impostato nella medesima maniera su tutte le sigle dal 1978 al 1983, ma anche fino a tutti gli anni 80.
Infatti l’analisi delle sigle dei cartoni animati giapponesi è un argomento poco battuto in saggistica, quasi per nulla con la metodologia portata avanti dall’autore.
Purtroppo, per mie carenze musicali, non ho potuto comprendere le parti sull’analisi “tecnico-compositiva”, come quella della scan qui sopra, ma un bel saggio di 200 o 300 pagine fatte alla medesima maniera metterebbe un bel punto in tema di sigle, che di norma si limitano al lato nostalgico (sempre in senso buono) e/o ai numeri del successo di vendite di LP e forty five giri. La critica strettamente musicale e l’analisi di testo e spartito non è usuale.
L’autore spiega con argomenti tecnici quello che noi fan del first affect notammo decenni addietro, cioè che le sigle della Fininvest, oltre a regredire in fatto di qualità di musica e testi, annientò la varietà di stili musicali delle sigle. Prima delle sigle di Heidi, Goldrake e soci le sigle erano musichette per bambinetti, sia come testi che come musica (non brutte, ma per bambini), le sigle dal 1978 ai primi anni 80 trattavano il piccolo telespettatore come un piccolo adulto, il monopolio di Fininvest/Mediaset fece tornare le sigle dei cartoni animati un genere per bambinetti…
Talvolta ho il dubbio di essere troppo critico con la triade Fininvest, Manera e D’Avena, ma nel contributo è ben spiegato il danno musicale che venne fatto advert un genere come quello delle sigle che non tornò più ai fasti di quel quinquennio d’oro (1978/1983).
Vengono messe a confronto le liriche di alcune sigle pre Fininvest con quelle Fininvest, e le secondo ne escono maluccio:
“Candy Candy” del 1980 VS “Candy Candy” del 1989;
“L’isola dei Robinson” del 1982 VS “L’isola dei Robinson” del 1993.
Il terzo contributo è scritto da Giorgio Mazzola e riguarda il fumettista ispanico nipponico José Maria Ken Niimura, che di nuovo non conoscevo.
Forse l’autore, per illustrare al meglio il suo punto di vista sull’opera del fumettista, la prende un po’ alla lontana, tirando in ballo vino e fact, ma forse, essendo ignorante in tema, il suo approccio sarà stato anche quello giusto.
A proposito di tematiche che meriterebbero di essere approfondite c’è il quarto contributo scritto da Massimo Nicora, che illustra chiaramente l’animazione sud coreana degli anni 60 e 70, in particolare la serie di movie che noi vedemmo in Italia sotto il titolo di “I dieci magnifici eroi” (personalmente mai visti da bambino), che vede illustrato ogni singolo titolo di questa decina proveniente dalla Corea del Sud.
Gli “aeni”, da “aenimeisyeon” o “aenimeisheon”, cioè il termine sud coreano per identificare i loro cartoni animati, quindi il corrispettivo nipponico di “anime”, meriterebbe da parte mia la ricerca di altri testi (in italiano), ammesso ci siano, ma temo che allargando advert una seconda nazione le mie letture, finirei sommerso di libi…
Il quinto contributo è di Alessandra Richetto, tratta l’anime “Mawaru Penguindrum”, che purtroppo non ho mai visto, dato che da quello che leggo parrebbe potermi interessare.
Per evitare di scrivere più fesserie del solito, riporto qui sopra un breve passo della prima pagina in cui l’autrice, di certo meglio di me, illustra come ha trattato la tematica.
L’ultimo scritto ha sancito la mia quasi totale ignoranza dei temi trattati in questo 16esimo numero di “Manga Academica”, una bella ed interessante intervista (più la biografia) alla a me quasi sconosciuta mangaka Yamazaki Mari, che ha il marito italiano e che ha vissuto per molti anni in vari paesi europei ed in particolare in Italia.
Conoscevo la mangaka per i movie live e l’anime di “Thermae Romae”, che sinceramente non mi ha conquistato (ho droppato entrambi dopo poco), ma l’intervista è molto approfondita.
Poi posso non concordare sul concetto di “nazionalismo nipponico” spiegato dalla mangaka, che non è una nazionalista, ma è uno stimolante punto di vista il suo.
Piccola digressione/lamentela riguardante la non diffusione della saggistica pubblicata dalla casa editrice “Società Editrice La Torre”:
Trovo che sia un vero peccato, anzi, quasi un crimine, che in libreria si possa trovare la qualunque casa editrice che sforna saggistica su anime e manga con un livello di approfondimento che può scendere anche sotto la soglia minima della decenza, e mai un saggio della “Società Editrice La Torre”.
I 16 numeri di “Manga Academica” e gli altri titoli della “Società Editrice La Torre”, starebbero bene in una qualsiasi Feltrinelli, Mondadori, Giunti o anche nella piccola libreria, peccato non vederceli mai.
L’indice del saggio.